18 novembre 2019 - 20:13

Ex Ilva, Arcelor Mittal: «Non spegneremo l’altoforno». Gualtieri: se c’è un accordo, sì allo scudo

L’azienda ha convocato i coordinatori Rsu di Taranto in contemporanea con l’inizio dell’incontro dei leader di Cgil, Cisl e Uil, con il presidente Mattarella

di Giuseppe Guastella

Ex Ilva, Arcelor Mittal: «Non spegneremo l'altoforno». Gualtieri: se c'è un accordo, sì allo scudo
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Punta direttamente al cuore di Arcelor-Mittal la manovra giudiziaria a tenaglia che sta dispiegando sulla vicenda Ilva, mentre il tribunale di Milano invita il gruppo franco-indiano a non spegnere gli altiforni dello stabilimento pugliese e a non interrompere la produzione dell’acciaio. Invito che l’azienda ieri accoglie «con favore» al termine una giornata densa e convulsa.

A Milano il fascicolo che era a modello 45, cioè senza indagati e reati, si evolve in un’inchiesta che ipotizza la violazione delle norme fallimentari e la diffusione di false informazioni al mercato dopo un vertice tra il procuratore Francesco Greco, l’aggiunto Maurizio Romanelli e i sostituti Mauro Clerici e Stefano Civardi. L’indagine è contro ignoti, ma non è escluso che presto le caselle vuote possano riempiersi di nomi dopo che la Gdf avrà fatto i primi accertamenti. Il ragionamento che si fa in Procura parte dal presupposto che, firmando il contratto di affitto degli impianti, Arcelor-Mittal si è impegnata a mantenere invariato il valore di beni che fanno parte di un fallimento, quello dell’Ilva, e che come tali non possono essere depauperati. Spegnere gli altiforni, esaurire il magazzino di materie prime da 500 milioni di euro, fermare la produzione e aumentare l’indebitamento non pagando i fornitori sono azioni che, come hanno denunciato i Commissari di Ilva, portano a una svalutazione dell’asset di cui potrebbero essere chiamati a rispondere i vertici di ArcelorMittal. Lo stesso dicasi per il filone tarantino in cui i pm pugliesi ipotizzano, sempre contro ignoti, la distruzione di mezzi di produzione e l’ appropriazione indebita, sempre in relazione allo svuotamento del magazzino.

Quando ArcelorMittal chiuse l’accordo con il governo, diffuse informazioni positive sul rilancio dell’Ilva che potrebbero aver alterato il mercato azionario. Anche se il gruppo non è quotato a Milano, ma a Parigi, Madrid e New York, le borse sono concatenate l’una all’altra. Se i pm confermeranno questa impostazione investigativa, le indagini dovranno stabilire se qualcuno fosse consapevole che quelle notizie erano scorrette.

I magistrati hanno già sentito i primi testimoni mentre il procuratore Greco ha ricevuto Alessandro Danovi, uno dei tre commissari Ilva che venerdì si erano rivolti al tribunale per le imprese di Milano chiedendo di bloccare immediatamente le iniziative di ArcelorMittal che avrebbero portato alla chiusura definitiva dell’Ilva e alla distruzione degli altiforni, inevitabile se vengono spenti. Ieri il giudice Claudio Marangoni ha deciso, come avviene spesso, di non accogliere subito la richiesta urgente dei commissari che sarà esaminata il 27 novembre. Contemporaneamente, però, ha chiesto ad ArcelorMittal, «in un quadro di leale collaborazione con l’autorità giudiziaria», di «non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità», quantomeno fino al termine del procedimento, che dovrebbe avvenire entro una decina di giorni dopo l’udienza.

«È un primo risultato importante, adesso non c’è tempo da perdere», dichiara il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini dopo essere stato ricevuto al Quirinale dal Presidente Sergio Mattarella con i leader di Cisl, Annamaria Furlan e Uil, Carmelo Barbagallo. Prima il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli aveva incontrato l’ad italiano di ArcelorMittal, Lucia Morselli, e quello per l’Europa, Aditya Mittal, che saranno ricevuti venerdì dal premier Giuseppe Conte. E in serata arriva l’apertura del ministro dell’economia Roberto Gualtieri che a La 7 dichiara: «Se si definisce un accordo con Mittal, nel quadro ci sarà anche la componente dello scudo penale».

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