17 luglio 2019 - 18:00

Violenza di genere, il «Codice Rosso» è legge. Ok del Senato con 197 sì

Via libera definitivo al ddl per tutelare le vittime di violenza di genere. Inseriti nuovi reati: revenge porn e sfregio al volto. Tempi più rapidi e pene più severe. Il ministro Bonafede: «Ora lo Stato dice che le donne non si toccano»

di Antonella De Gregorio

Violenza di genere, il «Codice Rosso» è legge. Ok del Senato con 197 sì
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Via libera definitivo al «Codice Rosso», il dibattuto disegno di legge che dispone le misure per tutelare le vittime di violenza domestica e di genere. Il testo varato dal Senato - identico a quello approvato alla Camera - ha ottenuto 197 voti a favore, 47 astensioni e nessun voto contrario. A favore hanno votato M5S, Lega, Fi, Fdi e Gruppo delle Autonomie. Pd e Leu si sono astenuti.

Tempi più rapidi e pene più severe

Il ddl si compone di 21 articoli che prevedono procedimenti penali più veloci per prevenire e combattere la violenza di genere. Il «fattore tempo», oltre all'inasprimento delle pene è il perno su cui il governo punta per combattere il dilagare di violenze, maltrattamenti e femminicidi. Una legge che «rappresenta il massimo che si può attualmente fare sul piano legislativo per combattere la violenza sulle donne», ha affermato esultante Giulia Bongiorno, ministro della Pubblica Amministrazione. Che ha aggiunto: «Dopo questa svolta, sono consapevole che l'impegno per combattere la violenza sulle donne non può finire qui: per esempio, sarà essenziale operare sul piano della riduzione dei tempi dei processi penali». Comunque - ha detto - «oggi abbiamo aggiunto un mattone determinante nella costruzione di un'efficace lotta alla violenza». Mentre Alfonso Bonafede, il pentastellato ministro per la Giustizia, ricordando che in Italia ogni 72 ore muore una donna per femminicidio («una vera e propria emergenza sociale», l'ha definita), dopo l'approvazione del ddl ha dichiarato: «Ora lo Stato dice ad alta voce che le donne in Italia non si toccano». «Più sicurezza e protezione per le donne vittime di violenza», ha scritto su Twitter in ministro dell'interno, Matteo Salvini. «Non è la soluzione definitiva, e ne siamo consapevoli. Ma è un primo importante passo, che mi rende orgoglioso, nella direzione della rivoluzione culturale di cui il nostro Paese ha fortemente bisogno», ha commentato su Facebook il premier, Giuseppe Conte.

«Legge insufficiente»

Ma se la maggioranza sbandiera il risultato raggiunto, l'opposizione ne contesta gli effetti positivi annunciati, perché è una legge a costo zero e non stanzia risorse. «Abbiamo perso l'occasione di fare del Codice Rosso uno strumento davvero utile a contrastare il drammatico fenomeno della violenza sulle donne - commenta la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della commissione sul femminicidio -. La maggioranza non ha nemmeno voluto prendere in considerazione uno solo degli emendamenti che abbiamo proposto: li hanno bocciati tutti in maniera burocratica e arrogante». «Questa legge - prosegue Valente - affronta temi importanti, ma anche secondo gli operatori lo fa in maniera insufficiente. Purtroppo ancora una volta è prevalsa la logica della propaganda su quella del buon governo». Dello stesso parere Paola Binetti, che definisce il ddl «un bel manifesto». E sottolinea: «Bene il codice rosso in Pronto soccorso, bene la denuncia e l'intervento del magistrato entro tre giorni, ma senza le necessarie risorse aggiuntive sono diritti non esigibili», sostiene.

Revenge porn

Varato dal Consiglio dei ministri a fine novembre del 2018, fortemente sostenuto dalla leghista Giulia Bongiorno e dal Guardasigilli, il testo del provvedimento che prevede una «corsia preferenziale» e un iter velocizzato per le denunce, è stato poi profondamente cambiato con l'aggiunta di numerosi articoli durante l'iter in commissione Giustizia di Montecitorio. Ma è in occasione dell'esame da parte dell'Aula della Camera che sono state inserite novità rilevanti, come il reato di revenge porn. Norma, questa, inizialmente al centro di un duro scontro tra maggioranza e opposizioni, schierate compatte a favore dell'inserimento dello specifico reato di diffusione di video e immagini intime e private nel ddl sulla violenza di genere. La maggioranza, M5s in testa, in un primo momento si è opposta alla modifica, spingendo invece per il ddl ad hoc sul revenge porn all'esame del Senato, per poi aprire alle richieste delle forze di minoranza e votare all'unanimità a favore dell'inserimento del reato già in questo provvedimento.

Sfregio del volto

Altra novità rilevante, il reato di sfregio del volto («deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso», recita il testo), che viene inserito nel codice penale. Chiunque provochi lesioni che hanno come conseguenza la deformazione o lo sfregio permanente del viso è punito con la reclusione da otto a quattordici anni. Se lo sfregio causa anche la morte della vittima la pena è l'ergastolo.

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