12 giugno 2019 - 07:40

Corruzione, arrestati Paolo Arata e il figlio

L’ex consulente della Lega per l’energia ed ex deputato di Forza Italia e il figlio Francesco sono accusati di corruzione, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni

di Salvo Toscano

Corruzione, arrestati Paolo Arata e il figlio
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È stato arrestato Paolo Arata, già consulente della Lega per l’energia ed ex deputato di Forza Italia. Il fermo è scattato anche per il figlio Francesco. Entrambi sono accusati di corruzione, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni. Secondo i magistrati della Dda di Palermo, padre e figlio sarebbero soci occulti dell’imprenditore trapanese dell’eolico Vito Nicastri, ritenuto dagli inquirenti vicino al boss Matteo Messina Denaro.

Il fermo è stato disposto dal gip di Palermo, Guglielmo Nicastro, su richiesta della Dda guidata da Francesco Lo Voi. Il giudice ha disposto la misura cautelare anche per il “re dell’eolico” Vito Nicastri, che si trovava già in carcere, e per suo figlio Manlio. I Nicastri sono indagati per corruzione, auto riciclaggio e intestazione fittizia. Ai domiciliari è finito un ex funzionario dell’assessorato regionale all’Energia, Alberto Tinnirello, che è indagato per corruzione.

Gli Arata sono al centro dell’indagine palermitana su un presunto giro di mazzette alla Regione siciliana che coinvolge anche Nicastri. L’imprenditore dell’eolico era tornato in cella nell’aprile scorso perché dai domiciliari avrebbe continuato a fare affari illegali. Intercettato, era lo stesso Arata a confidare a un avvocato di essere “socio al 50 per cento” di Nicastri. Un rapporto che poi veniva confermato da un altro dialogo intercettato stavolta tra Arata e il figlio di Nicastri, a cui Arata riferiva di aver dato al padre 300mila euro nel 2015.

Una tranche dell’inchiesta nei mesi scorsi finì a Roma. Alcune intercettazioni hanno fatto ritenere agli inquirenti che sarebbe stata pagata una mazzetta, da parte di Arata, all’ex sottosegretario alle Infrastrutture leghista Armando Siri. La presunta corruzione avrebbe avuto come contropartita un emendamento al Def, poi mai approvato, sugli incentivi connessi al mini-eolico. In seguito a questa vicenda, a Siri, che ha respinto le accuse, sono state revocate le deleghe dal presidente del Consiglio.

L’inchiesta della Dda di Palermo ipotizza un giro di tangenti alla Regione che avrebbero favorito Nicastri e il suo presunto socio occulto Arata nell’ottenere autorizzazioni per affari nell’eolico e nel bio-metano. Ai regionali corrotti sarebbero andate mazzette dagli 11 mila ai 115 mila euro. Nell’ambito dell’inchiesta ad aprile furono disposte perquisizioni dai pm palermitani. Ora, due mesi dopo, sono scattate le misure cautelari disposte dal gip.

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