12 gennaio 2019 - 21:35

Zaia: «M5S, attento al popolo che ti toglie la delega. Bene la Lega in corteo, è un segno di maturità»

Il presidente della Regione Veneto: «Sarebbe stato grave voltarsi dall’altra parte». «Non può passare l’idea che a fianco di una carriola con la malta ci sia sempre un ladro»

di Marco Cremonesi

Luca Zaia (Ansa) Luca Zaia (Ansa)
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«La Lega in piazza a Torino? È la dimostrazione che quando il gioco si fa duro, noi scendiamo in campo». Luca Zaia, non è un mistero, è arci favorevole all’alta velocità Torino-Lione: «Non per feticismo dell’opera pubblica. Ma non voglio assumermi la responsabilità di far perdere competitività al mio Veneto». Ma se il governatore è particolarmente soddisfatto della partecipazione della Lega alla manifestazione pro Tav è soprattutto per ragioni politiche.

Quali?
«Io credo che la Tav e più in generale le grandi opere ci facciano entrare nel vivo dell’azione di governo. Con queste, si mettono tutte e due le mani nei problemi delle comunità e si danno le risposte politiche che i cittadini hanno il diritto di aspettarsi».

Nel concreto, che cosa significa?
«Significa che è stato un grande segno di maturità della Lega partecipare alla manifestazione di Torino. Nonostante i compagni di viaggio, i 5 Stelle, siano contrari, la Lega ha scelto di scendere in piazza comunque. Sarebbe stato gravissimo se ci fossimo voltati dall’altra parte».

Temeva il contrario?
«No. Penso che Salvini una volta di più abbia dimostrato di essere lungimirante. È stato come chi, in un’assemblea di condominio, dice “io ho i miei millesimi e questi lavori li voglio fare”. E, così facendo, costringe alla conta. Poi, ovviamente, io preferirei che si trovasse una sintesi e si superasse il problema».

Per i 5 Stelle il no alla Tav è una bandiera da anni. Come giustificare la retromarcia?
«Per citare Rousseau, il filosofo che ha scritto Il contratto sociale, ricordo a braccio una frase: “Il popolo ti delega a rappresentarlo. Quando non lo rappresenti più, ti toglie la delega”. Ecco, io non credo che in questa vicenda il popolo sia rappresentato da chi non vuole le infrastrutture. E chi ha una visione, capisce che il rispetto del popolo viene prima della difesa della bottega. Non per nulla si comincia a parlare di referendum».

Lei sarebbe favorevole a una consultazione?
«Mah... se il referendum è da fare, si farà. Di certo. E io non gli darei mai contenuti politici, non può diventare un sì o un no al governo: si parla davvero solo di un’infrastruttura. Detto questo, io qualche problema a spiegarlo ai veneti ce lo avrei: nel 2015 ho depositato il mio programma elettorale presso la Corte d’appello. Lì si parla di Tav, di Pedemontana, di Valdastico nord... Qualcuno potrebbe dirmi: ma che vuoi? Noi il nostro parere te l’abbiamo già dato eleggendoti».

Insomma, in Veneto vincerebbe il via libera?
«Che io sappia, non esistono in Veneto movimenti contro la Tav. Per contro, io neppure voglio pensare a quali sarebbero i danni diretti e indiretti dello stop. Noi saremmo doppiamento puniti. Oltre che per l’assenza del collegamento, perché tra Torino e Brescia c’è stato il quadruplicamento dei binari. Tra Brescia e Venezia, no».

Nel frattempo è stata avviata un’analisi costi benefici. Non serviva?
«Io sono d’accordo sul fatto che l’impatto sull’ambiente debba essere il più ridotto possibile. Ed è normale che chi arrivi in un ministero voglia capire cosa ci sia dentro, lo fece anche Delrio. Detto questo, non dovrebbe passare il principio che chi arriva dice no e si ferma tutto o si va a referendum. Peraltro, pur rispettando il lavoro di tutti, sono convinto che troveremmo pareri altrettanto autorevoli che dicono il contrario di qualsiasi cosa. Ma il punto è un altro: che cosa sono i costi benefici?».

Prego?
«Ma sì, è difficile dire... In Italia si progettavano strade quando gli italiani non avevano automobili, mio padre lavorava in quei cantieri. E l’alta velocita Roma-Milano? Ci dicevano che era il vecchio, che non sarebbe stata competitiva con i costi dei voli sempre più bassi... E poi, io capisco tutto, ma suvvia: non può passare il principio che se c’è una carriola con la malta, di fianco ci sia sempre un ladro».

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