12 febbraio 2019 - 18:46

Strasburgo, “processo” a Conte: «Un burattino mosso da Salvini e Di Maio»

L’attacco dei leader. Il liberale Verhofstadt: «Amo l’Italia ma è diventata fanalino di coda della Ue». Il socialista Bullmann: «Italia-Francia, lite tra perdenti». Il leader leghista: «Vergognosi insulti di burocrati, preparate gli scatoloni». Mattarella chiama Macron

di Giuseppe Gaetano

Strasburgo, “processo” a Conte: «Un burattino mosso da Salvini e Di Maio»
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«Mi domando per quanto tempo ancora lei sarà il burattino mosso da Salvini e da Di Maio» chiede il leader dei liberali Guy Verhofstadt a Giuseppe Conte, al termine del suo intervento all’Europarlamento di Strasburgo. «Parlo in italiano, sono innamorato dell’Italia, per me è più di un paese: è un’intera civiltà, è dove è nata la nostra civiltà europea - aggiunge -. Per questo mi fa male vedere la sua degenerazione politica, che non è iniziata ieri o un anno fa, ma 20 anni fa. Questo bellissimo paese è diventato da fondatore dell’Europa a fanalino di coda dell’Unione». «Non sono un burattino» risponde il premier, lo saranno semmai quelli che «rispondono a lobby e comitati d’affari». «Sono orgoglioso di interpretare la voglia di cambiamento di un intero popolo», si difende.

«Non è questa l’Italia che conosciamo, l’Italia che conosciamo è quella di Spinelli» aveva rincarato la dose, prima della replica di Conte, il leader dei socialisti Udo Bullmann: «Il vostro governo deve smettere di mostrarci questo viso inumano» sul dramma migratorio, ha detto riferendo del suo recente viaggio a Catania durante lo stallo sulla Sea Watch. Ma il parlamentare tedesco è anche «molto rattristato dall’escalation senza senso con la Francia: in contesti come questi nessuno esce vincente, è una classica situazione perdenti-perdenti». Gli affondi proprio nel giorno in cui il Consiglio d’Europa, a proposito di fanalini di coda, piazza il nostro paese all’ultimo posto per quanto riguarda la libertà di stampa nel vecchio continente, proprio per colpa dei continui attacchi ai media dei due vicepremier. Ma per Conte «alcuni interventi non andrebbero commentati, perché hanno offeso non solo il sottoscritto ma l’intero popolo che rappresento».

Secondo Conte il «viso inumano» non è che la «politica di rigore» inaugurata dall’esecutivo gialloverde rispetto al passato, e lo rivendica «a testa alta». «E’ l’unica strada per contrastare il traffico di essere umani- ribatte -. “Porto sicuro” significa solo che lo sbarco è in Italia, questo non va bene: devono essere tutti a partecipare a questo meccanismo di solidarietà». Non solo con i profughi ma anche con i «migranti economici», che «restano dove sbarcano». Bando all’«ipocrisia: l’accoglienza indiscriminata non significa integrazione - dichiara -, abbiamo salvato l’onore dell’Ue in passato ma qualcuno pensava che continuasse così anche per il futuro». L’altro grande nodo invece, il progetto Tav - tra i motivi di attrito con Parigi insieme ai gilet gialli - risale ormai a «25 anni fa», spiega il premier: per questo si è redatta una nuova analisi costi-benefici. Nel “processo” irrompe Salvini: «Che alcuni burocrati, complici del disastro di questi anni, si permettano di insultare il presidente del Consiglio, il governo e il popolo italiano è davvero vergognoso - afferma -. Le elite europee contro le scelte dei popoli: preparate gli scatoloni, il 26 maggio i cittadini finalmente manderanno a casa questa gente» avverte, riferendosi alle imminenti elezioni europee.

Le critiche, in un’aula per altro semideserta con meno di un centinaio di deputati, sono arrivate anche da popolari e verdi e hanno riguardato inoltre le scelte economiche e il mancato riconoscimento di Guaidò in Venezuela. Conte ha risposto su entrambi i fronti. Sul capitolo finanziario, «dire che l’Italia non è disponibile a operare riforme significa ignorare ciò che accade - sostiene il premier -, stiamo iniziando il più corposo piano di investimenti e riforme strutturali mai pensato». Sulla crisi di Caracas «molti vogliono anticipare la storia» quando «occorrerebbe prudenza». «Non sappiamo quale sarà l’evoluzione» ma «l’Italia ha le idee chiare e non è da sola» spiega Conte, precisando di non aver riconosciuto le presidenziali del 2018: «Detto questo - conclude - non riteniamo di poter incoronare nessuno che non passi da elezioni libere». A tarda sera, forse per ricucire in parte gli strappi della giornata, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato all’omologo francese Emmanuel Macron, dopo il richiamo dell’ambasciatore da Roma, ribandendo «l’importanza per entrambi i paesi della relazione franco-italiana, nutrita da legami storici, economici, culturali e umani eccezionali» recita la nota dell’Eliseo.

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