dopo le regionali
Il Pd firma il manifesto europeista di Carlo Calenda
Orfini: «Lo sottoscrivo a nome del partito». Il caso alleanze dopo il secondo posto in Abruzzo. L’ipotesi di capilista non dem alle Europee
Mai un partito è stato così contento di essere arrivato secondo. Al Pd si parla già di «modello Abruzzo». E uno dei più entusiasti sostenitori è il segretario in pectore Zingaretti, convinto com’è che occorra dar vita a un «partito aperto»: «Basta con l’atteggiamento borioso sulle alleanze». Ovviamente ogni riferimento a Renzi non è affatto casuale. È in questo tentativo del Pd di risalire la china e di escogitare una formula e un’offerta politica che rendano il centrosinistra più appetibile all’elettorato che si inserisce la decisione del presidente del partito Matteo Orfini (presa con i tre candidati alla segreteria) di firmare il manifesto europeista di Carlo Calenda.
Certo, le Europee sono vicine ed è difficile che già in quelle elezioni prenda vita una nuova coalizione, anche perché lì vige il sistema proporzionale. Ma l’idea è mettere capilista, o comunque ai primi posti, esponenti che non hanno la tessera del Pd in tasca o che, pur avendola, non siano «dem» ortodossi. Due nomi per tutti: Pisapia e Calenda. E poi molte donne. Poiché in politica non c’è nulla di più inedito dell’edito, l’obiettivo in vista delle politiche, anticipate o a scadenza naturale che siano, è quello di metter su una sorte di Unione. Anche il competitor di Zingaretti, Martina, è d’accordo. E adesso nel Pd, esattamente come accadeva nel 2006, è tutto un parlare di «nuovo centrosinistra». Insomma Legnini, promuovendo uno schieramento che andava da Leu alla Lorenzin, sembra aver dato la linea. E Zingaretti è convinto che ora il partito «sia destinato a essere nuovamente competitivo» e si possa tornare a un bipolarismo in cui il ruolo dei protagonisti spetti al centrodestra e al centrosinistra con i 5 Stelle che stanno a guardare. Di più, il governatore del Lazio ritiene che nel futuro si possa puntare anche sul voto dell’elettorato in fuga dai grillini. Ancora ieri a qualche amico spiegava: «Non ho mai voluto fare l’alleanza con i 5 Stelle ma penso che ora una parte di loro alle prossime comunali, nel secondo turno, potrebbe votare per il nostro candidato».
I renziani duri e puri, però, nutrono qualche dubbio sull’«ennesimo nuovo centrosinistra». Afferma infatti Scalfarotto: «Penso il contrario di Martina e Zingaretti. Ce lo ha insegnato il 2006, con l’aritmetica si può anche vincere ma non si può governare».