6 dicembre 2019 - 21:57

Berlusconi e Meloni, le condizioni a Salvini sui candidati governatori

I leader di Forza Italia e Fratelli d’Italia vogliono scelte comuni per i nomi in corsa alle Regionali. Nuova fumata nera sulla Calabria

di Marco Cremonesi

Berlusconi e Meloni, le condizioni a Salvini sui candidati governatori Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini alla manifestazione del 19 ottobre a Roma
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I tre leader, dopo parecchio tempo, tornano a incontrarsi. Ma il nome più urgente, quello del candidato presidente in Calabria, ancora non c’è: ci vogliono i nomi. Al plurale. Quelli dei governatori in pectore di tutte le Regioni che andranno al voto nei prossimi mesi. Il summit del centrodestra era atteso, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini non si vedevano tutti e tre insieme dalla manifestazione di piazza San Giovanni dello scorso ottobre. E i toni ufficiali , al termine di oltre due ore e mezza di incontro un po’ old fashioned, nella villa San Martino di Arcore, sono quasi solenni: «Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia rappresentano la coalizione di centro-destra che è largamente in testa in tutti i sondaggi e governa la maggioranza delle Regioni». E dunque, «con grande spirito di coesione e di collaborazione, dopo un lungo e costruttivo confronto tra i leader, i tre partiti hanno raggiunto un accordo sui profili dei candidati governatori e sulla composizione delle liste per le Regioni che andranno al voto e che sarà perfezionato nei prossimi giorni».

Insomma: fumata nera. Ma il quadro non è chiuso: i dubbi maggiori sono tra Lega e FdI per Toscana e Puglia. Anche se Salvini si è detto convinto che «entro la settimana ci sarà il quadro su tutto». Il problema più delicato avrebbe il nome di Mario Occhiuto, sindaco azzurro di Cosenza che la Lega non vuole accettare. Secondo una certa lettura, il tempo in più servirebbe a far digerire nomi alternativi. Per esempio, quello di Jole Santelli. Ma non si tratta solo della Calabria. Berlusconi e soprattutto Meloni infatti vorrebbero che i nomi per le altre regioni fossero definiti tutti insieme, e senza zone d’ombra: «È già successo troppe volte — spiegano in FdI — che Salvini ottenga il suo risultato e poi rimetta tutto in discussione». Meloni, ad Arcore, ha anche chiesto a Salvini se siano vere le voci di suoi incontri con Matteo Renzi.

Il leader leghista avrebbe smentito con energia, così come ha fatto più tardi alla presentazione del libro del direttore del Tg2 Gennaro San Giuliano, Il nuovo Mao: «Mai incontrato Renzi in nessuna villa». Salvini ha anche parlato di «coalizione sempre più allargata». Per le Regionali, ma anche a livello nazionale. Forse in vista del futuribile panorama politico con sistema proporzionale, magari a sbarramento basso (3%), magari con preferenze che incoraggerebbe chi non è testa di serie a tentare la strada del partito più piccolo: «Il parlamento dei cespugli» profetizza qualcuno. E già si parla di gruppi parlamentari che potrebbero gemmare a breve da Forza Italia. In ogni caso, al summit nessuno dei presenti ha escluso che «i 5 stelle non reggano». E dunque, «occorre tenersi pronti».

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