La banalità come assoluto e certezza di eleganza. Miuccia Prada e Raf Simons costruiscono insieme una sinfonia in pezzi di moda che pochi avrebbero potuto «elevare» come loro in un concerto per intenditori. Un abito semplice, smanicato e al ginocchio, un pantaloncino, una camicia, un completo (giacca e pantaloni) e una polo. Un basico banale che «quei» due trasformano per materiali (il gazar, una pelle spessa e invecchiata, il popeline, il cashmere e il velluto) e interventi (i ricami, le borchie, le frange) nell’oggetto che nessuno ha (ma in realtà si) e che vorrebbe avere a tutti i costi (malgrado già ce l’abbiano). Guardare per credere.

Il calendario della Milano Fashion Week

«Non volevamo filosofeggiare o raccontare storie sull’abbigliamento. Per questa collezione, volevamo concentrarci sul lavoro - sui metodi, sulle tecniche e sul valore. C’è un rispetto per il nostro mestiere come stilisti e per l’atto di creare vestiti. Gli abiti parlano da sé». E ancora: «C’è un ritorno al concreto, alla fisicità e al reale. Abbiamo cercato di fare al meglio il nostro lavoro e di realizzare cose belle, per la realtà di oggi. Può sembrare banale, ma è la verità», lascia scritto la creativa.

«Tutti i ricami sono fatti a mano e la collezione racchiude in sé idee e tecniche studiate e sviluppate a lungo. Questo lavoro è sempre parte di ciò che facciamo e che abbiamo sempre fatto. Volevamo renderlo riconoscibile», aggiunge Simons.

E mentre in passerella continua a colare la resina d’artista, agli applausi segue la standing ovation per la sorpresa che è l’omaggio a una vita per la moda. Gli stilisti escono e chiamano Fabio Zambernardi il discreto e bravissimo braccio destro di Miuccia Prada, al suo fianco per oltre 40 anni e che ora ha deciso di andare in pensione. Abbracci e baci e ringraziamenti.