Haiti, il premier Henry annuncia le dimissioni. Le testimonianze: «Interi quartieri trasformati in campi di battaglia»

di Sara Gandolfi

«La nazione ha bisogno di pace», dice il politico dal Porto Rico. Attesa la creazione di un consiglio presidenziale transitorio nel Paese controllato dalle bande militari. Non c’è nè parlamento nè presidente, e non si vota dal 2016

Haiti,  il premier Henry annuncia  le dimissioni. Le testimonianze: «Interi quartieri trasformati in campi di battaglia»

Il primo ministro di Haiti Ariel Henry ha annunciato martedì mattina che si dimetterà una volta creato un consiglio presidenziale transitorio, in risposta alle pressioni internazionali per pacificare il Paese, ormai in gran parte controllato dalle bande criminali che chiedono la sua testa.

La notizia era stata anticipata dal presidente della Comunità dei Caraibi (Caricom), Irfaan Ali, nel corso di una conferenza stampa organizzata in Giamaica a margine di un vertice d’emergenza cui ha partecipato anche il segretario di Stato Usa Antony Blinken. Washington ha promesso di aumentare gli aiuti per la sicurezza di Haiti.

«Haiti ha bisogno di pace. Haiti ha bisogno di stabilità», ha detto Henry, in un discorso preregistrato diffuso martedì. «Il mio governo se ne andrà subito dopo l’inaugurazione del consiglio. Saremo un governo provvisorio finché non nomineranno un primo ministro e un nuovo gabinetto». Haiti non ha un presidente né un Parlamento, e non celebra elezioni dal 2016. Il premier uscente, che si trovava in Kenya quando è esplosa l’ultima ondata di violenza, non è riuscito a rientrare ad Haiti perché le gang guidate da un ex poliziotto soprannominato “Barbecue”, hanno chiuso porti e aeroporti internazionali. Attualmente si trova in Porto Rico.

All’inizio del mese, le bande armate che controllano gran parte di Haiti, il Paese più povero delle Americhe, hanno lanciato una serie di attacchi contro commissariati di polizia, aeroporti e due penitenziari, facendo evadere oltre 4.000 detenuti. Decine di persone sono morte e più di 15.000 haitiani sono rimasti senza casa. “Barbecue” ha ripetutamente minacciato una guerra civile se Ariel Henry non si dimette.

Da Haiti continuano ad arrivare testimonianze allarmanti. «La situazione è molto complicata, è stato riconfermato per un altro mese lo stato di emergenza, gli aeroporti internazionali sono chiusi, gli ospedali mancano di personale, medicine e sangue per le trasfusioni. Interi quartieri sono trasformati in campi di battaglia e la popolazione è in fuga dalle proprie case» racconta la capo-missione italiana di Medici senza frontiere ad Haiti, Nicoletta Bellio. «Si contano ad oggi circa 360.000 sfollati che sono accolti in centri improvvisati nelle scuole, con carenza di servizi fondamentali come docce e acqua potabile. Alcuni dei principali ospedali, sia pubblici che privati, hanno chiuso, altri sono stati saccheggiati e quelli che restano aperti hanno ridotto in maniera importante i servizi disponibili. Msf ha raddoppiato i suoi sforzi e lavora attualmente in quattro ospedali a Port au Prince. Temiamo comunque di non poter continuare a lavorare a lungo perché le nostre scorte di medicine esauriranno nel giro di qualche settimana e i nostri container, come quelli di altre organizzazioni, non sono più accessibili perché è impossibile arrivare alle zone della dogana al porto e all’aeroporto» .

Altrettanto drammatica la testimonianza di Padre Rick Frechette, medico e sacerdote in prima linea e referente della Fondazione Francesca Rava, che ad Haiti gestisce l’ospedale pediatrico NPH Saint Damien, unico gratuito del Paese che assiste 80.000 bambini l’anno: «Continuiamo ad accogliere gli sfollati. Non sappiamo più dove ospitarli. Sono arrivate 65 donne con i loro bambini. Erano scappate a Delma prima di arrivare qui, ma hanno dovuto muoversi ancora per cercare riparo da una violenta sparatoria. Sono venute da noi perché non sapevano dove altro andare. Siamo una sola famiglia con tutti questi rifugiati disperati. Se non ora, quando? Se non noi, chi lo farà?». La presidente della Fondazione Maria Vittoria Rava rilancia un appello per aiuto urgente a supporto del lavoro quotidiano di Padre Rick.


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12 marzo 2024 (modifica il 12 marzo 2024 | 20:26)