24 febbraio 2021 - 12:38

Siria, condannato in Germania a 4 anni e mezzo un ex agente di Assad

Eyad Al-Gharib dichiarato complice di crimini contro l’umanità. È la prima sentenza per un gerarca del dittatore di Damasco. Gli attivisti «Si tratta di un giorno storico per ogni siriano e per le famiglie delle oltre 130 mila persone detenute e scomparse»

di Marta Serafini

Siria, condannato in Germania a 4 anni e mezzo un ex agente di Assad
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È una sentenza storica che vede per la prima volta un ex membro della polizia segreta del presidente siriano Bashar Assad condannato da un tribunale tedesco per aver facilitato la tortura dei prigionieri.

Eyad Al-Gharib è stato dichiarato complice di crimini contro l’umanità e condannato dal tribunale statale di Coblenza a 4 anni e mezzo di prigione. È la prima volta che un tribunale fuori dalla Siria si pronuncia in un caso in cui si accusano funzionari del governo siriano di commesso crimini contro l’umanità. I pubblici ministeri tedeschi hanno invocato il principio della giurisdizione universale per reati gravi, per affrontare il caso che ha coinvolto vittime e imputati che si trovavano in Germania.

Al-Gharib rischiava di dover scontare oltre un decennio dietro le sbarre, ma i giudici hanno considerato la sua defezione e la testimonianza in tribunale come fattori attenuanti. E’ stato accusato di far parte di un’unità che ha arrestato persone in seguito a proteste antigovernative nella città di Douma e le ha portate in un centro di detenzione noto come Al Khatib, o Branch 251, dove sono state torturate. Il 44enne è stato processato l’anno scorso con Anwar Raslan, ex funzionario siriano accusato di aver supervisionato la «tortura sistematica e brutale» di oltre 4mila prigionieri tra aprile 2011 e settembre 2012, provocando la morte di almeno 58 persone. Un verdetto ne caso di Raslan è previsto entro la fine dell’anno.

Le prove esaminate durante il processo includono fotografie di migliaia di presunte vittime di torture da parte del governo siriano. Le immagini sono state portate fuori dalla Siria da un agente di polizia. I funzionari del governo siriano non hanno testimoniato durante il processo. Al-Gharib era uno dei subordinati di Raslan. Quando era sergente maggiore, la sua unità sarebbe stata coinvolta nell’inseguimento e nella detenzione di almeno 30 persone a seguito di una manifestazione a Douma, poi nel portarle al centro di detenzione dove sono state torturate. L’uomo ha lasciato la Siria nel 2013 ed è arrivato in Germania nel 2018. Entrambi sono stati arrestati un anno dopo.

«Questa decisione è storica perché condanna l’intero sistema criminale che è il regime siriano. Gharib è un uomo ma faceva parte di una macchina organizzata con l’ordine di arrestare civili pacifici, farli sparire, torturarli, ucciderli e nascondere i loro corpi in fosse comuni», ha dichiarato Anwar al-Bunni, testimone dell’accusa arrestato da Raslan ed è rimasto scioccato di incontrarlo per caso a Berlino nel 2014, nonché avvocato che ha lavorato per portare i gerarchi alla sbarra. «Si tratta di un giorno storico per ogni siriano e per le famiglie delle oltre 130.000 persone detenute e scomparse», il commento di Wafa Mustafa, attivista e giornalista che oggi risiede a Berlino e il cui padre è stato arrestato sette anni fa. Secondo la reporter la condanna rappresenta «l’ennesimo appello urgente per il rilascio di tutti i prigionieri politici ancora detenuti nelle carceri di Assad. Il crimine di detenzione continua ancora oggi in Siria e tante vite possono essere ancora salvate». A condividere il suo commento è l’associazione The Syria Campaign, che presta sostegno ai familiari delle vittime, e che in una nota cita anche le parole di Wassim Mukdad, un musicista, attore e testimone nel caso di Raslan e Al-Gharib: «Questo processo è importante perchè permettere di guardare nel sistema giudiziario siriano», nonostante «il regime siriano lo abbia chiuso» agli occhi del mondo. Per Mukdad il procedimento di Coblenza costituisce inoltre «un’alternativa a un processo internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite», una proposta che però al Consiglio di sicurezza, «Russia e Cina hanno bloccato ponendo il veto». L’artista ha ricordato infine l’importanza di aver raccolto «tante testimonianze e documenti, che potranno essere utilizzati come prove in futuri processi contro il regime in Germania o in qualsiasi altro paese».

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