14 febbraio 2020 - 12:46

L’Egitto protesta contro David Sassoli: «Inaccettabile interferenza su Zaki»

Il presidente del Parlamento di Bruxelles aveva detto: «L’Ue condiziona i suoi rapporti con i Paesi terzi al rispetto dei diritti umani e civili». Spaccatura nell’entourage di Patrick: la famiglia non vuole farne un caso internazionale, mentre avvocati e ong sì

di Francesco Battistini, inviato al Cairo

L'Egitto protesta contro David Sassoli: «Inaccettabile interferenza su Zaki»
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E al settimo giorno, tornano a parlare gli egiziani: «Inaccettabile interferenza». La rabbia era nell’aria. Dopo un primo e conciso comunicato («questo è un caso interno»), il mondo politico cairota era rimasto zitto e aveva evitato l’ennesimo scontro diretto con Roma, sull’asse dei rapporti tesi e degli scontri di questi anni. Ma l’irritazione correva già nelle telefonate riservate, nelle conversazioni con la nostra diplomazia.

D’improvviso, la polemica esplode pubblicamente, attraverso il giornale governativo Almesryoon: il presidente del Parlamento egiziano, Ali Abdel Aal, risponde secco al collega del Parlamento europeo, l’italiano David Sassoli, che mercoledì era intervenuto sull’arresto del ricercatore dell’università di Bologna, Patrick George Zaki. Parlando alla nuora (europea) perché la suocere (italiana) intenda: «Respingiamo con forza l’inaccettabile ingerenza negli affari interni egiziani e un altrettanto inaccettabile attacco alla nostra magistratura». Sassoli si basa su «informazioni false e inesatte», dice il capo della Camera dei rappresentanti del Cairo, una diretta emanazione della presidenza di Abdel Fattah Al Sisi. Neanche un accenno alle torture della prima sera, peraltro comuni a molti altri detenuti.

Nessuno può obbiettare che Zaki sia un perseguitato politico: «Gode di pieni diritti, come gli altri arrestati, senza discriminazioni», perché il suo fermo è avvenuto sulla base delle procedure giudiziarie e di «provvedimenti» presi «dalla procura generale nel settembre 2019, l’uomo è stato regolarmente arrestato l’8 febbraio al suo arrivo in Egitto, proveniente dall’Italia». E quindi, conclude il presidente della Camera, si lasci lavorare la magistratura.

Che l’intervento di Sassoli da Strasburgo non fosse piaciuto – «l’Ue condiziona i suoi rapporti con i Paesi terzi al rispetto dei diritti umani e civili», aveva ammonito il presidente del Parlamento europeo -, s’era capito giovedì a Mansura, davanti al carcere dov’è detenuto Patrick. Il padre del ragazzo, George Michel, parlando con la stampa italiana dopo aver visto il figlio per un minuto soltanto, aveva detto che «certe parole possono solo peggiorare le cose».

Il punto è che c’è una spaccatura nell’entourage di Zaki: da una parte la famiglia, che non vuole l’affaire venga trattato come un caso internazionale e non ama i paralleli con Regeni, per non peggiorare le cose; dall’altra gli avvocati e l’ong Egyptian Inistiative for Personal Rights (Eipr), che invece non considerano l’arresto una questione solo egiziana e pensano sia utile la pressione politica dall’estero, per spingere il regime a rilasciare il ragazzo.

L’intervento del presidente del Parlamento del Cairo arriva 24 ore prima dell’udienza di convalida del fermo. E secondo fonti al Cairo, potrebbe essere il primo segnale di una controffensiva egiziana: ha colpito anche qui la notizia che a Roma, a pochi passi dall’ambasciata di Al Sisi, una manina abbia già rimosso il murale che raffigurava Zaki abbracciato da Gulio Regeni. «Stavolta andrà bene», diceva nel disegno il ricercatore italiano ucciso: qualche dubbio e molti timori, in queste ore, si fanno avanti.

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