15 marzo 2019 - 17:32

Bruxelles, il mistero del suicidio di Laura Pignataro, funzionaria italiana all’Ue

Il quotidiano francese Libération ipotizza legami con il «caso Selmayr», la promozione — poi bocciata — del braccio destro di Juncker a segretario generale. La Commissione smentisce: «Accuse inaccettabili»

di Ivo Caizzi

Bruxelles, il mistero del suicidio di Laura Pignataro, funzionaria italiana all’Ue
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Dal nostro inviato
BRUXELLES — La morte di una alta funzionaria italiana della Commissione europea, archiviata come «suicidio» dalla polizia belga, sta mandando in fibrillazione la cosiddetta «bolla» internazionale interna ed esterna ai Palazzi comunitari di Bruxelles, dove la vicenda è già considerata un «giallo nell’euroburocrazia» con forti connotazioni politico-istituzionali.

Tutto scaturisce da una dirigente del servizio giuridico della Commissione europea, la cinquantenne Laura Pignataro, incaricata di controllare la legalità delle nomine interne, che è precipitata giù da un edificio nel dicembre scorso. Una inchiesta del quotidiano Liberation di Parigi ipotizza che potrebbe essere stata messa sotto pressione dalla potentissima lobby interna guidata dall’euroburocrate tedesco Martin Selmayr, «braccio destro» del presidente lussemburghese dell’istituzione Jean-Claude Juncker, dopo essere stata chiamata dal febbraio 2018 a compiere il suo dovere di fornire informazioni e documentazioni sulla promozione a segretario generale dello stesso Selmayr. Nomina poi pesantemente bocciata dall’Europarlamento e dall’Ombudsman comunitario, in quanto considerata in violazione delle regole giuridiche e di fatto un caso classico di «lottizzazione» su raccomandazione politica (attribuita a Juncker e alla parte cristianodemocratica del governo di Berlino).

Pignataro, accreditata da colleghi e amiche di grande rigore nell’ambito del suo ruolo istituzionale, potrebbe essersi trovata in contrapposizione con il «braccio destro» tedesco di Juncker. Potrebbe addirittura essere stata testimone di un presunto «conflitto d’interessi» nella valutazione e definizione della posizione di Selmayr.

Chi la conosceva bene ha confermato al Corriere la possibilità che, in aggiunta a vicende strettamente private, quanto le era accaduto sul lavoro potrebbe effettivamente averla amareggiata profondamente. La Commissione Ue ha però smentito tutte le ipotesi e le «accuse inaccettabili» di Liberation, e ha ribadito che la polizia belga ha «terminato le indagini rapidamente e ha concluso che si è trattato di un suicidio in un contesto privato».

La dinamica della morte, in una Bruxelles dove la frequenza dei suicidi è altissima, partirebbe dalle 7.30 del mattino del 17 dicembre scorso. Pignataro, che da alcun giorni si era trasferita con la figlia a casa di un’amica (sembra soprattutto a causa delle tensioni familiari), avrebbe chiesto alla stessa di accompagnare al suo posto la sua ragazzina alla vicina fermata del bus della scuola. Durante la loro assenza, la dirigente della Commissione europea sarebbe salita all’ultimo piano e si sarebbe lanciata giù. Resta quasi sempre estremamente difficile chiarire con certezza le cause e le motivazioni di questi drammatici eventi. Ma ancora di più sembra esserlo nel caso di Pignataro, considerata da amici italiani «amante della vita» e impegnata a ottenere dal lavoro quelle soddisfazioni che le erano venute a mancare nella sua vita privata.

Raccontata da colleghi come brillante giurista, figlia di un magistrato, con formazione di alto livello sviluppata in Italia, Stati Uniti, Francia e Spagna, era effettivamente riuscita a farsi largo faticosamente in una Commissione europea dove non è mai facile per un’italiana accreditata di forti principi da «civil servant» indipendente dai poteri politici e nazionalistici dominanti. Anche per questo nei Palazzi comunitari di Bruxelles ci si sente dire — non solo dalla componente italiana — che c’è l’assoluta necessità di fare completa chiarezza su questo «giallo nell’euroburocrazia».

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