18 luglio 2019 - 16:31

Gli Usa abbattono un drone dell’Iran nello stretto di Hormuz. Teheran: «Sequestrata petroliera araba»

La Riah, con 12 marinai e un carico di un milione di litri di greggio, era scomparsa dai radar nella giornata di domenica

di Guido Olimpio

Gli Usa abbattono un drone dell'Iran nello stretto di Hormuz. Teheran: «Sequestrata petroliera araba»
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Guerra di parole e fatti, il pendolo della crisi iraniana continua a muovere. Donald Trump in persona ha annunciato l’abbattimento di un drone iraniano nello Stretto di Hormuz: il piccolo velivolo – secondo la versione statunitense – si è avvicinato troppo ad una nave d’assalto anfibio, il Boxer. Teheran ha smentito sostenendo di non aver perso alcun mezzo e ipotizzano che gli Usa abbiano neutralizzato per errore un loro apparato. Qualche ora prima i pasdaran avevano annunciato il sequestro della Riah, una petroliera degli Emirati, «svanita» domenica dai radar sempre nel Golfo.

Fonti militari hanno specificato che l’unità statunitense fa parte di una formazione più ampia schierata nel quadrante. A bordo elicotteri, 2220 marines dell’11th Marine Expeditionary Unite mezzi. Sono stati i militari ad attivare il LMADIS, un sistema anti-drone installato su un mezzo terrestre: l’apparato ha neutralizzato elettronicamente il velivolo che si trovava ad una distanza di circa un chilometro. Per la Casa Bianca si è trattato di un atto difensivo che, unito al caso della petroliera, conferma la necessità di creare insieme agli alleati una coalizione a tutela del traffico marittimo.

La Riah, con 12 marinai e un carico di un milione di litri di greggio, era scomparsa dai radar nella giornata di domenica dopo aver lanciato un segnale d’emergenza. In servizio tra Dubai e Sharjah, sembra sia stata intercettata da motovedette iraniane vicino all’isola di Larak. Per alcuni giorni non era ben chiara la sua sorte e solo oggi è arrivata la conferma dei guardiani. Secondo la loro versione era coinvolta in attività di contrabbando: aveva ricevuto petrolio da una imbarcazione locale, un dhow.

Perché lo stretto di Hormuz è strategico e sempre più instabile
La rotta del petrolio via mare più importante

Ora è possibile che l’episodio possa essere una rappresaglia indiretta dei pasdaran dopo che la Gran Bretagna ha bloccato a Gibilterra una petroliera con greggio iraniano, la Grace 1, destinato alla Siria, una violazione dell’embargo nei confronti di Damasco. Risponderemo a questo atto di pirateria, avevano ammonito gli ayatollah. Solo che le navi inglesi che transitano attraverso Hormuz sono scortate dalla Royal Navy e dunque era forse difficile tentare un abbordaggio. Un tentativo è fallito nei giorni scorsi dopo l’intervento di una fregata britannica. I guardiani avrebbero allora ripiegato su un bersaglio più semplice accusato – non a caso – di traffici. Un modo per stabilire una sorta di equazione con il caso della Grace 1.

La mossa iraniana e il «colpo» Usa si aggiungono al duello in corso. I sabotaggi a sei petroliere, l’abbattimento di un drone statunitense, la mobilitazione del Pentagono con l’invio di aerei nel Golfo (F22, B52) e l’annuncio – sempre oggi – dello schieramento di altri 500 soldati in Arabia Saudita proprio per ribadire l’impegno nella regione. Resta aperta poi l’idea statunitense di creare una coalizione internazionale che protegga il flusso marittimo lungo Hormuz. La provocazione dei pasdaran, che agiscono spesso in base ad una propria agenda, sembra quasi invocarlo. Un confronto intrecciato con altri aspetti. Il Congresso ha di nuovo bocciato la vendita di armi statunitensi ad Arabia ed Emirati – 8 miliardi di dollari - a causa della guerra nello Yemen e per il caso Khashoggi, ma è possibile che Donald Trump ricorra al potere di veto.

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