1 dicembre 2019 - 03:16

Via dal Venezuela: i deputati-rifugiati
in volo per l’Italia

Missione di Casini: ok di Maduro all’espatrio

di Monica Ricci Sargentini

Via dal Venezuela: i deputati-rifugiati  in volo per l'Italia
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Si sono imbarcati ieri sera su un volo per Roma Mariela Magallanes e Americo Giuseppe de Grazia, i due parlamentari venezuelani ospiti, da maggio, nella residenza dell’ambasciatore italiano a Caracas, Placido Vigo. L’artefice del piccolo «miracolo» è il senatore Pier Ferdinando Casini che ha passato alcuni giorni nel disastrato Paese dell’America Latina, incontrando tutti i protagonisti politici della crisi, compreso il presidente Nicolás Maduro che lo ha ricevuto venerdì nel Palazzo Miraflores.

Al telefono la voce del senatore va e viene. «Che cosa ci vuole fare — dice, un po’ esasperato —, in un Paese dove manca l’acqua e l’elettricità si può immaginare come sono ridotte le telecomunicazioni». La missione del Presidente onorario dell’Unione Interparlamentare, l’organismo che riunisce i rappresentanti dei Parlamenti democraticamente eletti nel mondo, è stata a tutto campo e alla fine i risultati si sono visti: «Abbiamo ottenuto il lasciapassare e il via libera del Tribunale Supremo, Mariela e Americo non riescono però ad essere del tutto soddisfatti. Per loro lasciare il Paese è una pena infinita. Saliranno con noi sull’aereo stasera alle 22 (ieri ndr)».

I due deputati avevano deciso di chiedere la protezione dell’Italia dopo che era stata loro revocata l’immunità parlamentare. Magallanes è sposata da anni con un cittadino italiano ed è in attesa della cittadinanza italiana. De Grazia è figlio di un italiano. «Per Mariela è un grande sollievo sapere che rivedrà presto la sua famiglia» spiega Casini. Come si è sbloccata la situazione? «Mi ha aiutato molto l’ambasciatore Placido Vigo che ha parlato con il Tribunale Supremo venezuelano. Io ho cercato di agire sia a livello politico che istituzionale, anche in costante contatto con la Farnesina. Ho capito che davanti a me avevo due strade: sventolare le mie opinioni politiche, che sono note a tutti, oppure la bandiera dell’Italia. Ho scelto la seconda opzione».

L’agenda è stata molto fitta. Mercoledì scorso l’incontro con Juan Guaidó, il presidente dell’Assemblea Nazionale e presidente ad interim del Venezuela, riconosciuto da una cinquantina di Paesi. Poi quello con il ministro degli Esteri, Jorge Arreaza e, infine, quello con Maduro stesso. «Con lui abbiamo parlato chiaro, sa benissimo come la penso. Era importante lavorare sull’idea che il via libera ai due parlamentari fosse un atto umanitario — spiega —. Noi abbiamo un’altra questione aperta ed è quella di Juan Antonio Planchart, cugino di Guaidó ed ex capo di gabinetto, detenuto da marzo, cui è stata diagnosticata una forma tumorale al collo. Cerchiamo di lavorare per il suo rilascio e perché possa ottenere le dovute cure mediche».

La vicenda politica al momento è in totale stallo: «Da una parte 50 Paesi riconoscono Guaidó, che però non controlla la situazione sul terreno, e dall’altra c’è Maduro. Entrambi si rendono conto che nel disastro generale in cui versa il Paese è necessario dialogare ed andare a votare. Il problema è che il primo vuole nuove elezioni presidenziali e il secondo parlamentari. Certo è difficile capire quale sia la strada da percorrere. Il tentativo di negoziato in Norvegia è fallito. Ora c’è un tavolo minore. Un piccolo segnale positivo è il ritorno dei deputati chavisti in Parlamento».

Non bisogna dimenticare, poi, le pressioni esterne: dagli Stati Uniti, dalla Russia, dalla Cina. «Sono moderatamente speranzoso — dice ancora il senatore —, ormai nell’opposizione si è affievolita l’idea che il regime possa cadere grazie alla spinta popolare ma anche il governo si rende conto della situazione disperata in cui versa il Paese che un tempo era una delle prime economie del mondo. Ho incontrato alcuni imprenditori italiani, per lavorare le loro aziende devono farsi Stato perché non ci sono trasporti pubblici, acqua, gas». Si calcola che oggi il 90% delle famiglie venezuelane si trovi in una situazione di indigenza: «E qui la gente era abituata a vivere bene. Spero veramente che si trovi una strada».

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