26 maggio 2019 - 18:12

Europee, exit poll: risultati in Francia, Germania, Spagna e in tutta la Ue

I popolari restano il partito leader, crollo dei socialdemocratici mentre l’estrema destra dell’Afd resta ferma al 10. In Grecia il centrodestra sorpassa Syriza e in Austria avanzano i popolari del cancelliere Kurz

di Claudio Del Frate

Europee, exit poll: risultati  in Francia, Germania, Spagna e in tutta la Ue
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Arriva dalla Germania il primo dato «pesante» sui risultati delle elezioni europee 2019: secondo gli exit poll la Cdu di Angela Merkel «resiste» al 28% dei consensi (anche se aveva il 35% nel 2014 assieme ai «cugini» bavaresi della Csu) mentre il socialdemocratici della Spd precipitano dal 27 al 15%. Boom dei Verdi che diventano il secondo partito con il 20% mentre l’estrema destra dell’Afd è ferma al 10%. Se il risultato venisse confermato si tratterebbe di una svolta storica: per la prima volta la Spd verrebbe scavalcata dai Verdi. Da notare che alle urne è andato il 60% degli elettori: il dato più alto dalla riunificazione del Paese. «Non era questo il nostro obiettivo» il deluso commento a caldo della leader della Cdu Annegret Kramp-Karenbauer a proposito del risultato del suo partito.

Prima ipotesi di Europarlamento

Poco prima delle 21, alla luce degli exit poll, è stata formulata una prima proiezione del futuro parlamento di Strasburgo. I Popolari restano il primo gruppo con 173 seggi, seguiti dai socialisti e democratici con 147. Entrambe le formazioni che erano l’asse della maggioranza uscente cedono circa 40 rappresentanti a testa. Del travaso beneficiano i liberali di Alde (che includeranno anche gli eurodeputati di Macron ) con 102 seggi e i Verdi il cui exploit frutta loro 71 posti. In campo sovranista testa a testa tra l’Enf (che includerebbe i leghisti di Salvini) e l’Effd (con il M5S e gli euroscettici inglesi di Nigel Farage) entrambi a 56. Con questi numeri la maggioranza uscente governerebbe ancora solo se puntellata dai liberali o dai verdi (o da entrambi) mentre populisti e sovranisti, pur dando un segnale politico di rilievo, restano ai margini. Se questi sono i numeri, infine, non appare possibile un patto tra Popolari e sovranisti.

Marine Le Pen davanti a Macron

A urne ancora aperte, i media belgi hanno diffuso una prima previsione sul voto in Francia: secondo questa stima il Rassemblement National di Marine Le Pen oscilla tra il 23 e il 25, superando la lista Renaissance di Emmanuel Macron collocata tra il 19 e il 22. Poco dopo gli exit poll ufficiali hanno confermato questo quadro: Marine Le Pen primo partito con il 23% dei voti. La Republique en Marche di Emmanuel Macron è al 22%. Male la destra di Sarkozy, all’8,5%, malissimo i socialisti, ancora più in basso. Entrambi i partiti storici della Francia sono superati dai Verdi .

Terremoto in Gran Bretagna

Esce letteralmente terremotato il panorama politico in Gran Bretagna, dove i due partiti che hanno fatto la storia della nazione, conservatori e laburisti scendono a livelli mai conosciuti. Dopo tre anni di inutili tentativi di mandare in porto un accordo sulla Brexit i Tories che furono di Winston Churchill e Margareth Thatcher sprofondano all’8,5%, i laburisti di Jeremy Corbyn al 17. Il partito di maggioranza è quello degli euroscettici di Nigel Farage (29%), favorevole a un’uscita ad ogni costo del Regno Unito dalla Ue. Alle spalle di Farage su piazzano i liberali con il 20%.

La replica della Spagna

Il voto europeo in Spagna replica in buona sostanza quello per le politiche di un mese fa. In netto vantaggio i socialisti del premier in carica Pedro Sanchez (28%) davanti ai popolari (17) e liberali di Ciudadanos (16). In pratica sui primi tre gradini del podio ci sono altrettanti partiti filo europeisti. Rispetto al voto per le politiche cala la destra estrema di Vox che raccoglierebbe solo il 6, contro il 10 di poche settimane fa.

Austria: balzo dei popolari

Gli exit poll cominciano ad arrivare anche da altri paesi. Sorprendente quello dell’Austria. i popolari del cancelliere Kurz vedono crescere i loro consensi del 7% fino al 34 ma i sovranisti di Christian Strache, estromessi dal governo pochi giorni fa in seguito allo scandalo degli appalti promessi, perdono solo il 2%. Stabili i socialdemocratici.

Grecia verso le elezioni anticipate

(Antonio Ferrari da Atene) La Grecia, il paese che più ha sofferto per la devastante crisi economica e per le dure misure imposte dalla BCE, dalla UE e dal Fondo monetario internazionale, alla fine ha espresso, secondo gli exit poll, una fortissima maggioranza europeista. Sovranisti e nazionalisti sono stati umiliati. Alle19 locali (le 18 in Italia) gli exit poll hanno offerto un quadro che al massimo potrà essere corretto di qualche decimale. Il centro-destra di Nuova democrazia è il primo partito, con una percentuale tra il 32 e il 36 %; al secondo posto il partito di governo Syriza, di sinistra, che viaggia tra il 26 e il 29%; al terzo posto Kinal, acronimo che sta per “movimento per il cambiamento”, in realtà figlio dei socialisti del Pasok, tra il 7 e il 9 per cento. I tre partiti, pur partendo da ideologie differenti, sono convintamente filo europei, senza se e senza ma. Secondo gli exit poll, Alba dorata, partito dell’estrema destra razzista e il KKE, cioè i nostalgici comunisti, sono appaiati tra il 5 e il 7%. Insomma, vince l’Europa e la Grecia ancora una volta dice no alla xenofobia. Ma il risultato è destinato a sfociare in una immediata conseguenza politica: alla luce dei primi risultati Alexis Tsipras è intenzionato a dimettersi; la Grecia ansdrebbe così verso le elezioni anticipate.

In Polonia Tusk non sfonda

Il fronte dell’opposizione in Polonia, riunito attorno al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk non scalza il partito ultraconservatore al governo di Jaroslaw Kacszynski. Quest’ultimo con il 42% è in testa nei sondaggi diffusi dopo la chiusura delle urne. Il partito di governo andrà a dare man forte a Strasburgo al gruppo di destra di cui fa parte anche Fratelli d’Italia . Non entrerebbero invece nell’assemblea Ue i populisti alleati del M5S, sotto il 5%.

In Finlandia giù gli amici di Salvini

Controsorpasso in Finlandia dei conservatori, sconfitti dai socialdemocratici alle politiche di pochi mesi fa; il centrodestra torna in vantaggio sui rivali (21 a 16) ; bene i Verdi al 14, in calo rispetto alle politiche il partito dei Veri Finlandesi alleati di Matteo Salvini: in pochi mesi scendono dal 17 al 13 ma replicano il risultato del 2014.

La Danimarca boccia gli euroscettici

L’esatto contrario accade in Danimarca: qui sono i socialdemocratici a superare i liberali di destra del premier in carica Rassmussen. I sondaggi dicono 23 a 2o in favore della sinistra. Crollano gli euroscettici: 11% contro il 26 del 2014. Anche qui bene i Verdi (13), più indietro i liberali della commissaria Ue Margrethe Vestager.

Mezza Ungheria con Orbàn

L’Ungheria è al momento la «roccaforte» sovranista. Gli exit poll assegnano a Fidesz, il partito nazionalista del premier Viktor Orbàn, ben il 56% dei voti. Gli altri partiti, a cominciare dai socialisti sono fermi al 10%.

Stabilità in Svezia

Quadro politico stabile in Svezia, reduce dalle politiche di meno di un anno fa. I socialdemocratici restano il primo partito (25%) pur scontando una lieve flessione. Alle loro spalle i popolari e i sovranisti (entrambi al 17).

Croazia: in bilico gli alleati del M5S

Le prime stime delle elezioni europee in Croazia danno in vantaggio i conservatori del primo ministro Andrej Plenkovic con il 23,4 per cento dei voti, che varrebbero quattro europarlamentari che si uniranno al gruppo del Partito popolare europeo. I socialdemocratici sono al 18%; avrebbe superato il «quorum» anche la formazione populista «Muro umano» alleata del M5S.

Testa a testa in Romania

Testa in testa tra i due maggiori partiti in Romania: secondo gli exit poll del voto per le europee Curs-Avangarde, il Partito nazionale liberale (legato al Ppe) e il Partito socialdemocratico (collegato a socialisti e democratici) sono dati entrambi al 25,8%. Il Pnl perderebbe il 4% mentre il Psd avrebbe un tracollo del 12%. Boom invece dell’Alleanza 2020 (europeista) con il 23,9%.

Bulgaria con i conservatori

In Bulgaria affermazione del partito conservatore Gerb del premier Boyko Borissov. Stando all’exit poll della Gallup la forza politica al governo avrebbe ottenuto il 31% dei voti e sette dei 17 seggi della Bulgaria al Parlamento europeo. Il partito socialista di opposizione è dato al 23,5% (5 seggi) il partito della minoranza turca (Dps) al 14% (3 seggi) e il partito nazionalista Vmro quarto (7,2%) e un seggio. Sopra la soglia di sbarramento è data anche la coalizione di centrodestra `Bulgaria democratica´ (5,88%).

A Cipro fuori i sovranisti, Malta con i laburisti

Anche a Cipro, in base alle indagini demoscopiche, si affermano i popolari di Dizy, testa a testa con i comunisti di Akel. Cresce dal 2 al 9% l’estrema destra, non abbastanza per conquistare parlamentari a Strasburgo. Nell’altra isola del Mediterraneo, Malta, i laburisti hanno il 55% staccando la destras che si aggiudica il 22.

Liberali avanti in Slovacchia

I primi exit poll erano arrivati in mattinata dalla Slovacchia: i liberali di centrosinistra di Progressive Slovakia (Ps) della neo-presidente Zuzana Čaputová, hanno vinto le europee. Sconfitta per i socialdemocratici dell’ex premier Robert Fico, al 15% contro il 24% di cinque anni fa. Affermazione a sorpresa dell’estrema destra di SNS, terzo partito al 12%. Nel 2014 aveva ottenuto poco meno del 2%.

Olanda e Irlanda filo Ue

Nei giorni scorsi erano già stati diffusi gli exit poll relativi a Olanda e Irlanda. Nel primo paese, a sorpresa, i sondaggi rilevano una forte crescita dei laburisti, issatisi al 18% e una tenuta dei liberali del premier Rutte. Lontano dalle prime previsioni i parti anti Ue, crollano gli anti islamici di Geert Wilders. A Dublino conferma per il partito di governo di centrodestra e avanzata dei Verdi.

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