Lavoro

Settimana lavorativa di 4 giorni? No, la Finlandia non la introdurrà

di Massimiliano Jattoni Dall’Asén

Settimana lavorativa di 4 giorni? No, la Finlandia non la introdurrà

Ci avevamo creduto un po’ tutti. In Italia come all’estero. Il programma era bello e ci aveva fatto sognare: una rivoluzione nel mondo del lavoro tutta nordica con giornate lavorative da sei ore per quattro giorni alla settimana. Purtroppo, quella che si pensava essere una proposta concreta della neo premier della Finlandia, la 34enne Sanna Marin, si è rivelata essere una (mezza) bufala. Dopo che un sito online finlandese aveva attaccato i media stranieri che avevano diffuso la notizia falsa, il 7 gennaio 2020 l’account ufficiale del governo finlandese ha chiarito come stanno le cose, twittando la cruda verità: la proposta non è all’ordine del giorno e non è presente nel programma politico della coalizione di centrosinistra che guida il Paese nordico.

Tutto nato da un tweet

A onor del vero, bisogna dire che Sanna Marin aveva realmente lanciato l’idea di una settimana lavorativa di soli 4 giorni per 6 ore lavorative dal palco della convention socialdemocratica, svoltasi a Turku nell’agosto dell’anno scorso, in occasione dei 120 anni del partito. La futura premier aveva anche twittato la sua proposta in merito a una giornata lavorativa più corta o a un orario di lavoro ridotto, sottolineando però che se oggi è ancora un’utopia, nel futuro le cose potrebbero cambiare.

Le testate straniere

In cerca di «good news» per aprire l’anno nuovo, alcuni siti online stranieri avevano ripescato il tweet di Sanna e ne avevano dato notizia nei primi giorni di gennaio. La notizia era troppo golosa per farsela scappare e nel giro di poche la bufala ha fatto il giro del mondo.

Ma la giornata lavorativa di 6 ore esiste...

Però la settimana corta o l’orario di lavoro ridotto rispetto al nostro sono già una realtà in alcuni Paesi. Non a caso, del Nord Europa. Come la Danimarca, dove l’attività lavorativa è di 37 ore settimanale (circa 7 ore e mezza al giorno), ma alcuni contratti prevedono già 33 ore, mentre nella capitale, Copenaghen, negli uffici municipali della capitale danese si sta discutendo un progetto pilota che prevede una settimana lavorativa di 30 ore. Inoltre, in Danimarca gli straordinari sono mal visti e praticamente nessuno li fa.
Stessa cosa in Svezia, dove la riduzione dell’orario settimanale è ampiamente sperimentato in aziende private, come nel caso delle informatiche Brath Ab e Filimundus. Anche la Toyota di Göteborg ha sperimentato i turni da 6 ore, migliorando la vita dei dipendenti e gli utili.
Anche per la settimana di 4 giorni il Nord ha già sperimentato. E’ stata introdotta ad esempio dall’industria metalmeccanica tedesca, quando la Germania era il grande malato d’Europa con quasi 5 milioni di senza lavoro e un tasso di disoccupazione di oltre l’11%. Ma alla riduzione dell’orario corrispose un taglio della busta paga. E anche oggi che la disoccupazione è scesa al 3,6%, la settimana di 28 ore concordata dai lavoratori del settore metallurgico ed elettrotecnico del Baden-Württemberg, con un accordo pilota, concede sì più tempo libero per occuparsi dei figli o curare un parente malato o anziano per due anni per un periodo di 2 anni, ma con un salario decurtato.

Il caso Microsoft

Nell’estate 2019 Microsoft Giappone ha testato la settimana lavorativa breve con risultati eccezionali sia sul fronte lavorativo che nella soddisfazione del personale. Nel mese di agosto, tutti i dipendenti della sede di Tokyo hanno ricevuto il venerdì come giorno di ferie pagato. In più l’azienda partecipava a eventuali spese per i viaggi e organizzava workshop per il tempo libero (leggi l’articolo completo). L’azienda ha anche fornito i numeri di questa sperimentazione: la produttività dei lavoratori è aumentata del 40 per cento ma la loro soddisfazione è salita del 92 per cento. Praticamente tutti hanno detto che lavorare un giorno in meno li rendeva più felici e quindi, implicitamente, più produttivi dal lunedì al giovedì. In più l’azienda ha ridotto il consumo di energia elettrica del 23 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018, le pagine stampate del 58 per cento e i giorni lavorativi del 25,4 per cento.

L’esperienza di Wellcome e la Nuova Zelanda

A gennaio 2019, un anno fa, anche la britannica Wellcome Trust ha annunciato l’intenzione di rivoluzionare l’organizzazione del lavoro introducendo la settimana «corta» per gli 800 dipendenti del suo quartier generale londinese, nel tentativo di aumentare la produttività e migliorare l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata (qui l’articolo completo). Wellcome Trust è la più ricca fondazione del mondo dopo la Bill & Melinda Gates Foundation.
Un esperimento analogo è stato realizzato della compagnia di assicurazione neozelandese, Perpetual Guardian, specializzata nella gestione di trust e nella pianificazione di testamenti e proprietà. La società di Auckland per due mesi, tra marzo e aprile 2018, ha tagliato la settimana di lavoro a 4 giorni (per 8 ore al giorno) continuando a pagarne 5, a 240 dipendenti e ha poi chiesto a un gruppo di accademici dell’Università di Auckland di valutare la prova. Il risultato? Un trionfo. Il 78% dei dipendenti ha riconosciuto di riuscire a gestire con successo il proprio equilibrio vita-lavoro, il 24% in più rispetto al sondaggio realizzato 3 mesi prima.

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