Il summit a Davos

L’Fmi sull’Italia: «Crescita modesta, debito alto e produttività bassa. Riforme strutturali urgenti»

di Giuliana Ferraino

L'Fmi sull'Italia: «Crescita modesta, debito alto e produttività bassa. Riforme strutturali urgenti» Kristalina Georgieva, direttore dell’Fmi (Epa)

DALLA NOSTRA INVIATA A DAVOS - Il Fondo monetario internazionale migliora le stime sull’Italia, che chiude il 2019 con un prodotto interno lordo in salita dello 0,2% invece di restare invariata, come previsto lo scorso ottobre. Ma c’è poco da festeggiare. «Il progresso è molto piccolo e la crescita è ancora molto bassa e vicina a zero», afferma Gita Gopinath, capo economista del Fmi durante la conferenza stampa sull’aggiornamento del World Economic Outlook presentato lunedì 20 gennaio 2020 a Davos.

Il beneficio dei tessi ai minimi

«L’Italia ha beneficiato della politica monetaria accomodante e dei tassi di interesse molto bassi», aggiunge Gopinath. Come dire: la spinta è venuta soprattutto dalla Bce, più che per merito della politica nazionale. Il Paese «ha ancora bisogno di riforme strutturali» per approfittare delle condizioni di mercato favorevoli, »è il momento di agire», interviene Gian Maria Milesi-Ferretti, vice direttore del Dipartimento di Ricerca del Fmi.

Debito e produttività

Le raccomandazioni sono sempre le stesse: «L’Italia deve ridurre gradualmente il debito pubblico e introdurre misure per incoraggiare la crescita, perché rappresenta il denominatore nel rapporto per misurare il debito. Ma nelle nostre proiezioni per i prossimi rimane molto modesta».
Il Fmi stima un aumento dello 0,5% del Pil nel 2020 e dello 0,7% nel 2021, rispetto a una media dell’area euro, rispettivamente, dell’1,3% e dell’1,4%. Ma è urgente, sostiene, il Fmi intervenire anche per «spingere la crescita della produttività pro capite, troppo bassa nel confronto con gli altri Paesi».

ULTIME NOTIZIE DA L’ECONOMIA
>