Costruzioni: sindacati in piazza, per lo «sciopero per la vita»
Le grandi imprese in fallimento

di Fabio Savelli

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«Sciopero per la vita»: il grande striscione che sventola a Piazza del Popolo a Roma sintetizza le ragioni della manifestazione degli edili. «Lavoro, investimenti, ripresa, futuro» è l’altro slogan della giornata promossa da Fillea, Filca e Feneal. «Rilanciamo il settore per rilanciare il Paese», «Ricostruiamo l’Italia, rimettiamo in sicurezza il Paese», queste sono le altre parole d’ordine dei lavoratori dell’edilizia e dell’indotto. A Piazza del Popolo è stato ricostruito anche un piccolo tunnel che rappresenta la Tav: «Oggi i lavoratori tutti a casa». A fianco anche i minatori del Terzo Valico: «Noi costruiamo, non distruggiamo» è il loro messaggio.

«Lo sciopero sta riuscendo nelle fabbriche e nei cantieri - dichiara Alessandro Genovesi segretario generale della Fillea Cgil - alle 13.30 saremo a Palazzo Chigi e ci arriveremo con la nostra piattaforma sulla quale misureremo le distanze tra noi e il governo. Se pensano che la risposta sia la liberalizzazione del subappalto e la deregolamentazione, la strada imboccata è sbagliata. Al termine - ha aggiunto - valuteremo se continuare il confronto o proseguire la mobilitazione». «Questa situazione - ha spiegato ancora Genovesi è dovuta alla crisi finanziaria e alle scelte del governo che ci hanno fatto ripiombare nella crisi: il settore è dimezzato e i numeri sono da dopoguerra».

Si fa presto a dire «fermiamo tutto e rifacciamo i conti», ma anche i ripensamenti hanno un costo: il tira e molla sulle opere in corso ha dato il colpo di grazia ad un intero settore. Giugno 2018, s’insedia il nuovo governo e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli decide di stoppare i finanziamenti a tutte le grandi opere già in corso o programmate: dal tunnel del Brennero (appalti per un valore di 5,9 miliardi), alla pedemontana veneta (2,3 miliardi), dall’alta velocità Brescia-Padova (7,7miliardi), al Terzo Valico tra Genova e Milano (6,6 miliardi), oltre alla Torino-Lione. Il ministro vuole rivedere il rapporto costo-benefici. Dopo sei mesi di conti, il 17 dicembre, ha scoperto che con il Terzo Valico (opera urgente, con cantieri aperti da anni) è meglio andare avanti. Le altre opere, a parte la discussa Torino-Lione, dove in ballo ci sono i finanziamenti europei, ad oggi sono ancora bloccate. Nel frattempo le imprese di costruzioni, che stavano già sul lastrico, sono a rischio fallimento.

Da luglio a dicembre hanno fatto richiesta di concordato Astaldi, Grandi Lavori Fincosit di Roma, la Tecnis di Catania e, da ultimo, la più grande cooperativa italiana, la Cmc di Ravenna. Per Condotte è andata peggio: è finita in amministrazione straordinaria per evitare la liquidazione degli asset. Operai, manovali, carpentieri, ingegneri, geometri: zero. Al lavoro non c’è più nessuno, perché nessuno viene più pagato. Quindici delle prime 20 imprese sono in stato pre-fallimentare o in forte stress finanziario perché le entrate previste sono bloccate, mentre le uscite nei confronti dei fornitori che continuano ad accumularsi stanno costringendo molti piccoli imprenditori a chiudere.

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