8 febbraio 2019 - 21:52

Reddito di cittadinanza e privacy, i controlli impossibili sui requisiti

Allarme del Garante della Privacy, Antonello Soro, per l’accesso dei Caf all’anagrafe dei conti correnti: rischi per la riservatezza dei dati personali e sulla conformità al diritto Ue del consenso scritto rilasciato da coloro che richiedono il reddito di cittadinanza

di Enrico Marro

Reddito di cittadinanza e privacy, i controlli impossibili sui requisiti
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Pasticcio privacy sul reddito di cittadinanza. Non bastassero i problemi sui cosiddetti navigator, e mentre al Senato la Lega prepara un pacchetto di emendamenti per stringere ancora di più l’accesso al sussidio, ecco che il Garante della privacy lancia l’allarme sul rischio che venga violata la riservatezza su una serie di dati personali. In un documento inviato alla commissione Lavoro di Palazzo Madama, dove il decreto legge su reddito e «quota 100» è in discussione, l’authority

Il Garante della Privacy, Antonello Soro (Ansa)
Il Garante della Privacy, Antonello Soro (Ansa)

presieduta da Antonello Soro, parla di «rilevanti criticità» e solleva in particolare due questioni di tutela della privacy. La prima si riferisce al fatto che i consumi effettuati con la card elettronica sulla quale viene caricato il sussidio sono controllabili. Questa norma, secondo il governo, risponde all’esigenza di evitare che il reddito venga utilizzato per spese voluttuarie, come il gioco d’azzardo, e di stanare eventuali falsi poveri. Ma, si legge nella memoria inviata in Senato, «le legittime esigenze di verifica di eventuali abusi e comportamenti fraudolenti si traducono in una sorveglianza su larga scala, continua e capillare sugli utilizzatori della carta, determinando così un’intrusione sproporzionata e ingiustificata su ogni aspetto della vita privata degli interessati».

Reddito di cittadinanza, ecco le cose da fare
Subito Isee e Spid

Il secondo rilievo del Garante riguarda la possibilità, concessa ai Caf, i Centri di assistenza fiscale, di accedere all’anagrafe dei conti correnti. Anche qui il governo ha introdotto questa norma per bloccare eventuali «furbetti» che volessero nascondere il possesso di soldi in banca e investimenti finanziari. Ma secondo l’authority il decreto legge si è spinto troppo in là: «Forti perplessità destano alcune disposizioni sulla disciplina di rilascio delle attestazioni Isee suscettibili di pregiudicare la sicurezza dei dati contenuti nell’Anagrafe tributaria e, soprattutto, nell’archivio dei rapporti finanziari dell’Agenzia delle entrate, finora inaccessibili persino nell’ambito delle ordinarie attività di controllo tributario, in ragione degli elevati rischi connessi al relativo trattamento di tali informazioni».

In altre parole, la procedura prevista per la compilazione e il controllo dell’Isee, l’indicatore della situazione economica con i dati riguardanti non solo i redditi, ma anche la ricchezza immobiliare e mobiliare (depositi, conti correnti, titoli, eccetera) di tutti i componenti del nucleo familiare, non offrirebbe sufficienti garanzie: «Occorre, infatti, tutelare tali dati in modo adeguato, evitando anche soltanto il rischio di fraudolente sostituzioni di identità presso i Caf, ovvero di attacchi informatici, facilitati anche dal coinvolgimento degli stessi Caf e dei relativi sistemi informativi (non sempre adeguatamente protetti), nella filiera del trattamento». Né vale, secondo il Garante,che a monte del trattamento dei dati sensibili vi sia il consenso scritto rilasciato dagli interessati, perché «non conforme ai requisiti del diritto europeo». Per questo, conclude la memoria, queste disposizioni «andrebbero riformulate», introducendo «misure tecniche e organizzative volte a scongiurare i rischi di utilizzi fraudolenti dei dati, accessi indebiti o violazione dei sistemi informativi». La memoria del Garante, secondo il Pd, dimostra che il decreto è «un mostro giuridico» mentre per Forza Italia che «il governo è incapace».

La questione, in realtà, è complessa perché implica la necessità di conciliare da un lato il dovere di controllare che il reddito vada effettivamente ai poveri e dall’altro di evitare usi impropri dei dati sensibili. Giusto qualche giorno fa il presidente

Il presidente dell’Inps, Tito Boeri (Ansa)
Il presidente dell’Inps, Tito Boeri (Ansa)

dell’Inps, Tito Boeri, in audizione al Senato aveva suggerito, per esempio, di «rinviare il reddito di cittadinanza a quando sarà operativo l’Isee precompilato visto che dagli approfondimenti svolti dall’Inps le dichiarazioni sostitutive per ottenerlo sottodichiarano il patrimonio finanziario».

Gli emendamenti al decretone saranno presentati dai gruppi politici entro martedì e allora si capirà se la maggioranza è disponibile ad accogliere i rilievi del Garante. La Lega, intanto, ne annuncia per aumentare i fondi per i disabili, per stringere l’accesso agli stranieri e per vincolare ancora di più il sussidio alla ricerca attiva di un lavoro.

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