Climate change, sentenza storica della Corte per i diritti dell'uomo: Svizzera condannata per le mancate misure a tutela dei cittadini

diSara Gandolfi

Accolto il ricorso delle «Donne anziane per il clima»: per la prima volta nella storia si dimostra la correlazione tra azioni politiche e danni alla salute. Respinta invece l’istanza dei 6 ragazzini portoghesi. Greta in aula: «È il primo passo»

Sentenza storica e vittoria a metà per gli attivisti del clima a Strasburgo. Per la prima volta nella sua storia, la Corte d’Europa dei Diritti dell’Uomo (Cedu) ha emesso un verdetto sul cambiamento climatico e condannato un Paese, la Svizzera, per non aver protetto i propri cittadini contrastando in modo efficace gli effetti negativi del riscaldamento terrestre. 

Il ricorso delle «nonne svizzere»

I giudici hanno dato ragione alle ricorrenti dell’associazione svizzera «Klimaseniorinnen», ovvero «le nonne svizzere» data l’età media over 70, che hanno accusato il governo elvetico di aver violato i loro diritti umani non impegnandosi abbastanza rapidamente per affrontare la «febbre» della Terra. In particolare, la Cedu ha stabilito la violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, riguardante «il rispetto della vita privata e familiare», ma ha escluso la violazione dell’articolo 2, ovvero «il diritto alla vita». 

Perché questa sentenza è importante

La sentenza è vincolante e segna un precedente giuridico importante, che potrebbe d’ora in poi dare la linea, anche da un punto di vista legislativo, ai 46 Paesi membri del Consiglio d’Europa. 

La «mezza sconfitta»

È però anche una mezza sconfitta per gli attivisti climatici, soprattutto per i giovani. La Corte infatti ha respinto come «irricevibile» il ricorso più importante, quello dei sei ragazzi portoghesi che avevano denunciato ben 32 Paesi europei per l’inefficacia delle loro politiche contro il cambiamento climatico. Respinto anche il ricorso dell’eurodeputato francese Careme.
 
«La decisione della Cedu è solo l’inizio delle controversie sul clima», assicura Greta Thunberg, accorsa a Strasburgo per dare sostegno agli altri attivisti climatici. «Questo è solo l’inizio del contenzioso sul clima: in tutto il mondo, sempre più persone stanno portando i loro governi in tribunale. In nessun caso dobbiamo tirarci indietro, dobbiamo lottare ancora più duramente perché questo è solo l’inizio di una nuova lotta». 

La lotta al cambiamento climatico arriva nei tribunali

Nel giorno in cui il servizio meteorologico europeo Copenicus certifica che marzo appena concluso è stato il decimo mese consecutivo più caldo di sempre, si apre dunque una nuova fase nella lotta contro il riscaldamento climatico. Quella dei tribunali. Gerry Liston, avvocato senior, Global Legal Action Network, che ha sostenuto i ricorsi ha aggiunto: «Le sentenze di oggi contro la Svizzera costituiscono un precedente storico che vale per tutti i Paesi europei. Ciò significa che tutti i paesi europei devono rivedere urgentemente i propri obiettivi in modo che siano basati sulla scienza e allineati a 1,5 gradi. Questa è una vittoria enorme per tutte le generazioni».
Altrimenti, rischiano nuove cause.

Delusi i giovani portoghesi. «Speravo davvero che avremmo vinto contro tutti i Paesi, quindi ovviamente sono deluso che ciò non sia accaduto. Ma la cosa più importante è che, nel caso delle donne svizzere, la Corte ha affermato che i governi devono ridurre maggiormente le proprie emissioni per proteggere i diritti umani. Quindi la loro vittoria è una vittoria anche per noi e una vittoria per tutti!», ha commentato a caldo la diciannovenne Sofia Oliveira. 

Members of the European Court of Human Rights (ECHR) lead a hearing during which they will decide in three separate cases if states are doing enough in the face of global warming in rulings that could force them to do more, in Strasbourg, eastern France, on April 9, 2024. All three cases accuse European governments of inaction or insufficient action in their measures against global warming. In a sign of the importance of the issue, the cases have all been treated as priority by the Grand Chamber of the ECHR, whose 17 judges can set a potentially crucial legal precedent. (Photo by Frederick FLORIN / AFP)

LaPresse/AP

Le ha fatto eco il ventunenne Martim Duarte Agostinho, da cui il nome del «caso» sottoposto all’esame della corte: «Anche se la sentenza non è andata a nostro favore e siamo delusi, oggi sono orgoglioso di ciò che abbiamo ottenuto perché i giudici hanno riconosciuto che il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale per l’umanità e una sfida intergenerazionale. Oggi eravamo in tribunale con le donne svizzere, dimostrando quanto può essere potente lavorare insieme».

Conclude Ruth Delbaere, Avaaz, direttrice delle campagne legali: «La sentenza svizzera costituisce un cruciale precedente giuridicamente vincolante che funge da modello per citare in giudizio con successo il proprio governo per i fallimenti climatici. Le indomabili donne anziane hanno quindi aperto un nuovo capitolo nel contenzioso sul clima, mostrando come i cittadini comuni possono forzare l’azione per il clima ai governi riluttanti».

(in aggiornamento...)

9 aprile 2024 ( modifica il 9 aprile 2024 | 16:26)