Filippa Lagerbäck: «Famosa per una birra. Daniele Bossari? Mi ha messo più in difficoltà la depressione del tumore»

di Flavio Vanetti

La conduttrice scandinava: «Amo Bossari, non capii il suo disagio. Mi sento italiana in Svezia e svedese in Italia»

Filippa Lagerbäck: «Famosa per una birra. Daniele Bossari? Mi ha messo più in difficoltà la depressione del tumore»

F ilippa Lagerbäck, si sente italiana o svedese?
«Italiana in Svezia e svedese in Italia. Gli italiani sono un po’ permalosi, ma hanno passione e gioia, doti che a noi del nord Europa mancano. È anche per questo che sono venuta qui, scoprendo che c’era curiosità verso di me: per strada volavano complimenti e fischi. Pensavo: che cosa vogliono? In Svezia nessuno ti dice nulla».

Papà psicologo, mamma medico: una famiglia «seriosa».
«Un disastro (risata). Mamma viene da una famiglia strutturata ed è rigida. Ho cominciato a fare la modella dopo il liceo, ma lei mi voleva subito all’università. Invece mi sono presa un anno sabbatico per provare a fare fortuna: ecco, sono ancora nel mio anno sabbatico…».

Di carattere è più simile al papà o alla mamma?
«Probabilmente a mia madre, donna attiva e amante della natura. I genitori hanno divorziato quando avevo pochi mesi: sono quindi cresciuta in una famiglia divisa e questo faceva sì che mamma, con la quale vivevo, imponesse le regole. Invece con papà, che vedevo soprattutto in vacanza, potevo essere più aperta».

In Italia è venuta grazie alla pubblicità della birra Peroni. All’epoca lo spot con la tedesca Solvi Stübing irritò le femministe.
«Davvero? Incredibile... Per me è stato un biglietto da visita, oltre che il simbolo della storia con mio marito: Daniele voleva “quella bionda per la vita”. Comunque all’estero la figura di una modella non era così enfatizzata».

Lei è femminista?
«Amo l’universo femminile e sono fortunata ad essere nata in un Paese nel quale la donna è molto libera. È fondamentale ribadire che uomo e donna devono essere sullo stesso piano: c’è ancora strada da fare, ma non si va avanti cambiando “avvocato” in “avvocata”; di recente è poi montato un polverone che non condivido. Quando Stella era piccola mi chiedevano: Daniele ti aiuta? Io andavo fuori di testa. Aiuta chi? Aiuta sé stesso e la famiglia».

Nel cinema ha debuttato nel 1996 con «Silenzio… si nasce». La critica non è stata molto tenera. Con il film, non con lei.
«Mi è bastato così, ma è stata un’esperienza utile. Ho però capito che il cinema non è per me».

Con Fiorello ha fatto «Superboll» su Canale 5.
«Rosario decise per la diretta, ma non andò come pensavo. Per lui è stato un periodo un po’ sfortunato, poi ha trovato la strada giusta. È un grande e lo adoro».

Filippa Lagerbäck si lega a filo doppio con «Che tempo che fa». Ma la trasmissione non andrà più sulla Rai e passa a Nove. Lei alla fine ha annunciato che seguirà Fabio Fazio e Luciana Littizzetto.
«Prendo questa situazione come un’opportunità: sono contenta di intraprendere una strada nuova con l’altra mia famiglia, quella televisiva di Fabio e Luciana. Il programma dura da 20 anni, io sono coinvolta da 18: sono… maggiorenne. Noi tre, poi, ci sosteniamo a vicenda: non ci vediamo molto al di fuori della trasmissione, ma forse è il segreto per cui è tanto che stiamo assieme».

F abio Fazio e Rosario Fiorello: mettiamoli a confronto.
«Rosario è un mattatore imprevedibile. Fabio, oltre ad avere la battuta pronta, è preparato in modo incredibile su più temi. Lo ammiro e gli dico grazie».

Quale altre trasmissioni le sono nel cuore?
«Sono affezionata anche ai programmi di cicloturismo. La bici è il simbolo della mia libertà, ma non immaginavo di proporre in Tv la scoperta del territorio. Ricordo poi “Controvento”: sul caicco ospitavo artisti che cantavano dal vivo».

Lei è stata a Sanremo come «proclamatrice».
«Sempre a fianco di Fazio. Mi vedrei come conduttrice? Non tutti sognano quel palco e io non voglio essere a tutti i costi una primadonna».

Ha fatto programmi pure nel suo Paese: possiamo definirla la Carrà della Svezia? Raffaella era un’italiana diventata famosa in Spagna, lei una svedese affermatasi in Italia.
«Raffaella era impareggiabile. Io, comunque, rifuggo dai confronti: non sgomito, voglio essere quella che posso essere».

Pregi e difetti: ce li descrive?
«La pazienza è la mia dote migliore. Il difettuccio? Posso diventare comandona».

È vero che ha una gamba più corta dell’altra?
«È un’esagerazione da smentire. Tanti hanno una differenza di qualche millimetro tra i due arti e un ortopedico – lo dissi in un’intervista – mi segnalò la mia, avvisandomi che avrei potuto avere qualche guaio con la schiena. Ma sto benissimo e non ho alcun problema».

Come vive i 50 anni in arrivo?
«Eccola qua la domandona: pum!! I 40 anni non mi hanno toccato, invece i 50 sono tosti: fai un bilancio e pensi al futuro. Qual è la mia analisi? Regalare del tempo a chi ami è la cosa migliore».

Dopo una certa età alcune donne pensano al chirurgo estetico...
«È la pressione della società che spinge a certe scelte. Contano anche le frasi: l’affascinante cinquantenne; è ancora una bella donna; sessant’anni, ma non li dimostra. Che palle!! Non si sente mai dire lo stesso sugli uomini. La mia idea? Bisogna saper invecchiare con dignità».

Anche Michelle Hunzinker cominciò con la pubblicità, quella famosa del «lato B» e degli slip di Roberta. Lei avrebbe accettato?
«Devi anche avere “attributi” giusti per poterla fare: quel dettaglio non era il mio forte. Tornando a Michelle, mi piace perché è solare e sa essere sempre al top».

Come vede le ragazze di oggi?
«Sono omologate: tutte vogliono avere nasino, sopracciglia e bocche uguali. È la ricerca di una perfezione non raggiungibile: non è così che si sta bene con sé stessi».

Lei coltiva la terapia del sorriso.
«Sorridere è meraviglioso. Mia nonna mi diceva di farlo: non mi voleva con la frangetta lunga, dovevo far vedere le sopracciglia che si inarcano quando sorridi. Regalare un sorriso ha l’effetto dei cerchi sull’acqua: la magia si allarga».

Filippa, una donna «positiva».
«Non entro mai nel loop della negatività. Se passeggio, guardo il palazzo bello e non quello brutto. Cerco poi di dare input senza regole: il gna-gna-gna non mi va, la carota è più efficace del bastone».

È vero che era timida?
«Fino a 25 anni non parlavo con nessuno. Ma con gli amici o in famiglia facevo il clown, trasformando la timidezza in comicità. All’inizio sul lavoro mi sentivo inadeguata: temevo arrivasse la fatidica frase “ci siamo sbagliati, non hai alcuna possibilità”».

La Filippa moglie, la Filippa mamma.
«La famiglia è al primo posto e sono una mamma presente. Spero di non essere stata ingombrante, ma me lo dovrà dire mia figlia. Ho puntato ad ascoltarla anziché imporre la presunta ricetta giusta».

Le vicende difficili di suo marito, Daniele Bossari, che cosa le hanno insegnato?
«Ha avuto due travagli duri. Nel secondo, legato al tumore alla lingua, è stato più facile aiutarlo perché potevo essere più concreta nell’assisterlo. Invece durante la depressione lo scenario era complicato».

Ha detto di non aver capito il suo disagio.
«La sofferenza mentale è complessa, non hai terapie pronto uso. Non capire mi faceva sentire come se non appartenessimo più alla nostra vita. Ho anche pensato di avere la chiave della felicità. Ma se l’avessi posseduta non avrebbe funzionato nella sua “serratura”: era lui che doveva trovare le risposte giuste».

Siete personaggi dello spettacolo: a casa quanto parlate di lavoro e quanto d’altro?
«Detto che non siamo molto mondani, parliamo di tante cose. Daniele ha interessi differenti dai miei: ama libri, musica, astronomia, minerali. E si domanda: perché siamo qui? Qual è il nostro destino? Io invece risolvo questioni pratiche: che cosa mangiamo oggi? Che cosa facciamo nel week end? La diversità genera equilibrio».

Quanto è donna di casa?
«Tanto. Quando ero modella a Parigi mangiavo il merluzzo impanato già pronto o i ravioli in scatola; dopo ho imparato a cucinare e dato che Daniele è celiaco ho una sfida in più. La casa mi piace molto: è la tana nella quale rifugiarmi. Infine, non sono attaccata alle cose: quindi amo cambiare arredamento».

Lei è una spendacciona?
«Il giusto. Amo la moda, le tappezzerie, i mobili vintage e il modernariato. Preferisco però desiderare una cosa e non esaudire subito la “voglia”, seguendo il motto di mamma, “risparmiare in piccolo per spendere in grande”. Mi piace poi riciclare gli abiti, passandoli alle amiche, oppure donarli. Ogni anno regalo vestiti a un negozio di Varese: gli oggetti possono avere più vite».

Aveva un fidanzato svizzero al quale ha lasciato mobili e altro.
«Pure barche e auto. Ripeto: non sono attaccata agli oggetti. Ho voluto coltivare l’amore per Daniele, ma non era giusto sradicare lui dalla realtà creata insieme. Quindi ho portato via solo i ricordi di mia nonna».

Si guarda all’ecologia e in prima linea c’è la svedese Greta Turnberg. Ma non crede che sia stata anche strumentalizzata?
«Greta è pura. Però magari c’è chi la usa. Questo non cambia il giudizio: ha dato un input a una generazione e l’ha cambiata».

Le danno la possibilità di modificare un aspetto dell’Italia: qual è la sua priorità?
«Mi piacerebbe fare rete e battere il campanilismo. Bisogna poi essere fieri del proprio Paese e quest’idea qui un po’ manca: ma amo l’Italia e il suo popolo».

Filippa Lagerbäck è una funambola della vita?
«La definizione mi piace. E cerco di non cadere dalla fune».

28 agosto 2023 (modifica il 28 agosto 2023 | 07:41)