Reggio Calabria, torture a un detenuto: arrestati sei agenti penitenziari

di Carlo Macrì

L’inchiesta ha ricostruito i fatti avvenuti lo scorso 22 gennaio. Gli agenti sono finiti ai domiciliari e accusati di tortura e lesioni personali aggravate. Il comandante del reparto avrebbe invece cercato di compromettere le indagini con una serie di atti falsi

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Spogliato, pestato e torturato. È il trattamento subito da un detenuto della casa circondariale Panzera di Reggio Calabria . Dopo la denuncia dei familiari di alcuni reclusi napoletani, la procura della Repubblica ha affidato le indagini alla squadra Mobile che ha ricostruito quello che è accaduto il 22 gennaio di quest’anno all’interno del carcere. L’inchiesta ha accertato la responsabilità del comandante del reparto e di sei agenti penitenziari, finiti agli arresti domiciliari. Per altri due è scattata l’interdizione della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio. I sei agenti sono accusati di tortura e lesioni personali aggravate. Al comandante, invece, sono contestati i reati di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico, falso ideologico in atto pubblico per induzione, omissione d’atti d’ufficio, calunnia e tentata estorsione. Il gip si è riservato di decidere sulla condotta di altri 4 agenti penitenziari, accusati anche loro di tortura e lesioni in concorso, mentre il medico del carcere è stato indagato per depistaggio, per avere reso false dichiarazioni al pubblico ministero. Anche per il professionista il gip si è riservato di decidere sulla richiesta di sospensione della professione medica.

Il detenuto non voleva rientrare dopo l’ora d’aria

Tutto inizia quando un detenuto per protesta si era rifiutato di rientrare in cella dopo l’ora d’aria. Gli agenti, infastiditi dal comportamento del recluso, l’avrebbero trascinato con forza in cella d’isolamento e dopo averlo denudato avrebbero iniziato a colpirlo con il manganello d’ordinanza, calci, pugni, provocandogli lesioni gravi. L’isolamento del detenuto sarebbe stato deciso senza aver informato il Consiglio di disciplina. Per coprire l’operato degli agenti e tutelarli nell’eventualità il detenuto avesse sporto denuncia, il comandante del reparto avrebbe poi cercato di compromettere le indagini, con una serie di atti falsi. Nei giorni successivi al pestaggio il recluso è stato tenuto in osservazione e sorvegliato. L’agente incaricato di non perderlo di vista avrebbe redatto una relazione di servizio inviata al direttore del carcere, dove attestava le precarie condizioni di salute del detenuto. Saputo del rapporto scritto dal suo sottoposto, il comandante del reparto ha preteso di leggerlo, cercando di farglielo modificare. Da qui la contestazione di tentata concussione.

28 novembre 2022 (modifica il 28 novembre 2022 | 14:25)