Liliana Segre: «Alla maturità non mi aspettavo una traccia su di me. Un segnale contro l’odio»

di Alessandra Arachi

Partendo da un brano tratto dal libro «La sola colpa di essere nati» si è chiesto agli studenti una riflessione sulle leggi razziali e sull’esperienza della senatrice a vita, facendo eventuali riferimenti ad altri contesti storici

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La senatrice a vita Liliana Segre (Ansa)

S enatrice Liliana Segre un brano del libro «La sola colpa di essere nati» che ha scritto con Gherardo Colombo è diventato una traccia per l’esame di maturità.
«È stata una cosa totalmente inattesa».

E cosa ha pensato quando lo ha saputo?
«Ho pensato al mio esame di maturità. Ero una ragazza strana, diversa dalle altre. Mi ha salvato l’amore. Poi ho pensato anche che c’è stata una bella coincidenza».

Quale?
«Che questo tema è venuto fuori proprio il giorno che la commissione sui crimini d’odio che presiedo al Senato ha approvato la relazione conclusiva. All’unanimità».

È un bel segnale questo tema.
«Sì ed è molto importante. Molto attuale per i giovani che usano i social. Qui l’odio viene veicolato con una frequenza impressionante. L’ho scritto nella relazione che ho letto alla mia commissione».

Anche suo nipote Filippo quest’anno sta facendo la maturità.
«Già, non ha scelto il tema su sua nonna, non poteva».

E perché?
«Abbiano un legame troppo profondo, non avrebbe potuto fare un’analisi psicofisica oggettiva. Sono felice piuttosto che abbia scelto il tema sulla musica. Attraverso la musica si può pensare, godere, soffrire».

Oltre al brano del suo libro agli studenti sono state date delle domande guida per svolgere il tema.
«Non le ho lette».

Una di queste dice che nel suo racconto paragona la sua esperienza determinata dalle leggi razziali al gioco infantile del «bambino invisibile». Ai ragazzi hanno chiesto di spiegare perché. Lei che dice?
«Quando sei espulsa dalla scuola a 8 anni non perché hai fatto qualcosa di male ma soltanto perché sei ebrea, le altre bambine ti considerano invisibile».

Nelle domande guida dicono anche che lei nell’evocare i ricordi allude ai sensi di colpa provati rispetto alla situazione che stava vivendo. Ai ragazzi hanno chiesto di interrogarsi su quale fosse l’origine di questi sensi di colpa.
«Io non mi sono mai sentita colpevole, non ho mai fatto nulla per prevaricare qualcun altro, non avrei mai saputo farlo. Un senso di colpa però ce l’ho».

Quale?
«Riguarda il periodo della mia prigionia».

E cosa è successo?
«Non mi sono voltata a salutare la mia amica Janine che veniva portata al gas».

Come mai?
«Aveva perduto due falangi e quindi non era più abile al lavoro. Non mi sono voltata. Ero ridotta una larva, mi era rimasto soltanto l’istinto primordiale: io ero viva».

22 giugno 2022 (modifica il 23 giugno 2022 | 09:51)