Caso Morisi, la chat conferma: «Non fu lui a portare la droga dello stupro». Si va verso l’archiviazione

di Giusi Fasano, Fiorenza Sarzanini

I pm potrebbero ritenere superfluo interrogarlo. Il primo settembre Morisi si era dimesso da capo della comunicazione del leader della Lega

desc img

L’indagine contro Luca Morisi per la cessione di stupefacenti si avvia verso l’archiviazione. Le conversazioni in chat tra l’allora responsabile della comunicazione social di Matteo Salvini e i due escort rumeni avvenute la notte del 14 agosto confermano che non fu lui a procurare il flacone di Ghb, la «droga dello stupro» trovato nello zaino di uno dei due ragazzi. Appena i magistrati avranno l’esito delle analisi sul liquido solleciteranno dunque la chiusura del fascicolo.

L’interrogatorio

Passa dunque la linea dell’avvocato Fabio Pinelli che sin dal primo giorno aveva chiesto ai pubblici ministeri di Verona di ascoltare il suo assistito perché pronto a dimostrare di non aver ceduto alcuna sostanza illecita. «Siamo a disposizione per chiarire ogni passaggio — la linea del legale di Morisi — e soprattutto perché abbiamo la prova che nessun reato è stato commesso». A questo punto l’interrogatorio di Morisi potrebbe anche essere ritenuto superfluo dai pm. Le chat conservate da Alexander, il ragazzo contattato attraverso il sito di incontri a pagamento Grindr, e le dichiarazioni del suo amico Petre dimostrano infatti che furono proprio loro a proporre di portare la droga liquida.

La droga dello stupro e la chat: «Ti portiamo G»

Nelle chat di quella notte si parla di droga dello stupro quando Alexander promette: «Ti portiamo G. Tu cosa usi?». «Oggi c», risponde Morisi. Nel pomeriggio del 14 agosto, quando i carabinieri intervengono per sedare la lite di fronte a casa Morisi per il pagamento delle prestazioni sessuali e si decide di portare tutti in caserma, è Petre a parlare di consumo di cocaina. Poche ore dopo comincia la perquisizione nell’appartamento di Palazzo Moneta a Belfiore, vengono trovate tracce di polvere bianca su due piatti di ceramica e lo stesso Morisi consegna una bustina con 0,31 grammi. Nei suoi confronti scatta solo la segnalazione al prefetto ma sia lui, sia Petre vengono denunciati per il possesso del flacone di Ghb. Ora c’è l’ammissione di Alexander e sembra scontato che sarà proprio lui ad essere indagato.

La Lega e le dimissioni

Morisi lascerà dunque la scena giudiziaria, dopo aver deciso di abbandonare quella politica il primo settembre quando ha comunicato a Salvini la decisione di dimettersi da responsabile della comunicazione social. «Motivi personali», si è limitato a spiegare una ventina di giorni dopo, quando la notizia è diventata pubblica. In realtà Salvini sapeva perfettamente che cosa era accaduto e anche all’interno della Lega circolavano voci sul fatto che Morisi avesse subito una perquisizione, anche se si accreditava la possibilità che l’intervento dei carabinieri riguardasse la sua attività sui social, il lavoro della «Bestia» che con una campagna aggressiva e martellante soprattutto contro i migranti e i drogati aveva consentito al leader del Carroccio di conquistare milioni di follower. Un lavoro cominciato sin da quando Salvini era arrivato al Viminale portando con sé Morisi e la sua squadra. Un pool di ragazzi che seguivano il «Capitano» giorno e notte, filmavano gli incontri, i comizi, le dichiarazioni. Pronti ad attaccare in maniera pesantissima avversari politici e chiunque andasse contro il «capo». Una strategia di comunicazione ideata da Morisi ma che evidentemente adesso gli si è ritorta contro.

8 ottobre 2021 (modifica il 8 ottobre 2021 | 07:30)