20 ottobre 2020 - 21:45

Una laurea per Lorena Quaranta, uccisa dal fidanzato durante il lockdown

La cerimonia si è svolta a Messina con una tesi completata dalle amiche. Una panchina con delle pietre rosse è stata inaugurata nel parco davanti alla biblioteca. La sindaca: «Per bloccare questa ripetuta violenza dell’uomo sulla donna»

di Felice Cavallaro

Una laurea per Lorena Quaranta, uccisa dal fidanzato durante il lockdown Lorena Quaranta, 27 anni, è stata strangolata dal fidanzato
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Ce l’ha fatta Lorena a conquistare la laurea in Medicina. Ce l’ha fatta sette mesi dopo essere stata assassinata dal suo fidanzato. Sorte crudele di una vita spezzata ad appena 27 anni, in tempo di lockdown, a metà dello scorso marzo. Una vita soffocata con tutte le aspirazioni della più brava in corsa per diventare pediatra a Messina. Come avrebbe voluto Lorena Quaranta, alta e bella come una modella, una sfilza di 30 e lode, adesso tradotti in una tesi completata dai suoi colleghi per un 110 e lode «honoris causa» assegnato ieri mattina con il cuore dal rettore Salvatore Cuzzocrea.

Il sogno di Lorena e la laurea alla sua memoria

Un’emozione trattenuta a forza. Come quella degli altri professori. Come quella di papà Enzo, di mamma Cinzia, della sorella Danila e dei due fratelli. Compreso il più piccolo, 6 anni. Pure lui partito da Favara, dalla provincia« di Agrigento. «Per un giorno di festa», aveva sussurrato Danila, 22 anni, un vuoto immenso nel cuore: «Lei sognava questo giorno da quando era bambina». Per tutti un giorno di gioia straziata, come dice il padre lasciando l’aula con le rose in mano, rivenditore d’auto in quel piccolo paese dove tanti vanno per visitare le installazioni della Cultural Farm o per la vicina Valle dei Templi. Ed è lì che Lorena voleva tornare, occupandosi dei bimbi di questo centro dove la sindaca Anna Alba ha inaugurato, davanti alla biblioteca, un giardinetto con una panchina rossa e un tratto segnato da pietre rosse. Un modo perché, anche dopo la laurea alla memoria, si continui a parlare di Lorena. A indicare il suo sacrificio. «Per bloccare questa ripetuta violenza dell’uomo sulla donna». E sono i medici di Agrigento a volere proseguire quanto l’Università di Messina ha fatto. Lo anticipa un conterraneo di Lorena, Antonio Liotta. Un medico che fa l’editore, con Medinova. Fino a qualche tempo fa direttore dell’hospice di Agrigento, adesso in corsa per il rinnovo delle cariche all’Ordine dei medici: «Abbiamo già deliberato di accoglierla tra gli iscritti nei modi speciali e legali consentiti. Adesso il Consiglio mantenga l’impegno». E ieri circolavano proposte con qualche dubbio, sciolto richiamando l’esempio dei giornalisti che hanno assegnato la tessera professionale al figlio di Mario Francese, Giuseppe, suicidatosi dopo avere trovato le prove contro gli assassini, i Corleonesi. Com’era accaduto per Peppino Impastato, ucciso dalla mafia che sbeffeggiava pure dalla radio. E Liotta rilancia: «Lorena avrà la tessera di medico».

Studentessa con grandi capacità

Gesti simbolici trasformati in un richiamo, come diceva il rettore Cuzzocrea: «Organizzeremo molti altri eventi ed iniziative di sensibilizzazione, affinché non si ripetano mai più simili atti di viltà». In sintonia con il primario di pediatria, Carmelo Salpietro, che aveva voluto Lorena ai congressi, «da studentessa con grandi capacità», relatore della tesi sulla «candidiasi micocutanea cronica». Un lavoro completato dai colleghi di corso e illustrato dall’amica del cuore, Vittoria Potorno, 26 anni, laureata da un mese. Anche lei in aula con altri 30 neo medici e un professore arrivato da Genova, Francesco Cordua, titolare della scuola online alla quale si era iscritta Lorena, conquistato dalla bravura della ragazza e diventato un amico di famiglia. Come dice papà Enzo che, col diploma di laurea in mano, ha invitato tutti a pranzo. Appunto, quasi una festa, come avevano detto al fratellino.

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