27 febbraio 2020 - 11:32

Agrigento: la procura sequestra Scala dei Turchi amata da Andrea Camilleri

Il procuratore Luigi Patronaggio ha anche iscritto nel registro degli indagati una persona che da anni rivendica di essere proprietario della Scala dei Turchi. Il reato che gli viene contestato dalla magistratura è di occupazione di demanio pubblico

di Alessio Ribaudo

Agrigento: la procura sequestra Scala dei Turchi amata da Andrea Camilleri
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È considerata uno degli scorci più belli della Sicilia, tanto da essere candidata come Patrimonio mondiale dell’Unesco. Si trova a Realmonte, nell’Agrigentino, e il tempo in migliaia di anni ha scolpito sulla sua candida falesia una gradinata naturale che si specchia a picco su un mare cristallino. Qui decine di migliaia di persone, ogni anno, ammirano due scogli, chiamati «‘u zitu e a zita’» (il fidanzato e la fidanzata) che evocano l’immagine di due innamorati. Da mesi, però, si registrano cedimenti dal costone di marna bianca. Adesso, la procura di Agrigento vuole vederci chiaro e l’ha sequestrata. Il procuratore Luigi Patronaggio ha anche nel registro degli indagati Ferdinando Sciabarrà. L’uomo che rivendica da anni di essere il proprietario della Scala dei Turchi perché catastalmente sarebbe proprietario di una grossa parte dell’area battuta dai turisti. Il reato che gli viene contestato dalla magistratura è di occupazione di demanio pubblico. Nei mesi scorsi, l’associazione «Mareamico» di Agrigento, aveva denunciato «l’eccessiva cementificazione tutto intorno» che avrebbe «modificato il normale deflusso delle acque meteoriche». Non solo. L’associazione ha sempre denunciato spesso «l’esagerata frequentazione dei luoghi».

L’inchiesta

La Capitaneria di porto di Porto Empedocle (Agrigento), che ha ricevuto la delega da parte della Procura, ha sentito in questi mesi decine di persone e stamattina ha messo i sigilli nell’area. «A fronte di un sito di immenso valore storico, paesaggistico e geologico — scrive la Procura agrigentina — si deve purtroppo registrare una carente tutela dello sito stesso, verosimilmente attribuibile all’ambiguo status giuridico dello stesso». Fra proprietario delle particelle catastali e Comune di Realmonte, da tempo, è in corso una diatriba anche giudiziaria. «È un sequestro d’urgenza, necessitato dal fatto che si sta approssimando la stagione turistica e che vi è un concreto pericolo per i turisti e per i bagnanti — ha spiegato il procuratore Luigi Patronaggio —. La Scala dei Turchi è un bene che ha una valenza paesaggistica, storica, archeologica, geologica è un sito molto fragile: abbiamo registrato atti di vandalismo, gente che porta via pezzi di marna, graffiti di dubbio gusto, buchi nella scogliera, carotaggi non autorizzati ed è un sito fragile perché dalla parte sommitale cadono dei massi che mettono in pericolo le persone, ma danneggiano la stessa marna bianca.Vi è un contenzioso fra l’indagato che si ritiene proprietario, senza alcun titolo per la verità di questo sito, e gli enti pubblici e il Demanio. Noi riteniamo che un bene che abbia questo valore storico, paesaggistico, geologico debba essere restituito alla mano pubblica. Abbiamo ipotizzato i reati di occupazione abusiva di Demanio, ma anche altri reati perché il possessore di fatto: l’indagato non ha mai tutelato questo bene, né da un punto di vista paesaggistico, né per quanto riguarda la tutela dell’incolumità. Riteniamo che soltanto un custode pubblico possa mettere in essere le misure volte a salvaguardare l’incolumità della gente, solo il custode pubblico può garantire che il sito non venga danneggiato e possa stabilire una ordinata fruizione al pubblico». L’indagine della Procura era stata aperta all’inizio dello scorso dicembre, a carico di ignoti, per inosservanza delle norme a tutela dei beni artistici, culturali ed ambientali sulla situazione nella Scala dei Turchi. Si erano, infatti, nei giorni immediatamente precedenti, registrati dei cedimenti dal costone di marna bianca. «Ne consegue la necessità di un intervento di urgenza del pm che sottragga il bene al privato oggetto di indagini e lo affidi a un custode pubblico — hanno concluso i pm — che si ritiene di individuare nel dirigente della struttura territoriale dell’Ambiente di Agrigento-Caltanissetta della Regione siciliana e nel Sovrintendente ai Beni culturali e ambientali di Agrigento. I funzionari prenderanno in carico l’area, dopo l’apposizione dei sigilli da parte del delegato organo di Pg, al fine di evitare ulteriori danneggiamenti del sito, di evitare danni a persone e cose e di regolamentare la fruizione del bene pubblico ai cittadini visitatori dell’area».

L’incanto di Pirandello e Camilleri

In questo «miracolo» della natura, secondo una leggenda, arrivavano i corsari saraceni: ormeggiate le navi, si arrampicarono sulla gradinata per raggiungere i villaggi e saccheggiarli. Per Scala dei Turchi, si sono mobilitati anche molti personaggi del mondo della cultura. Era fonte di incanto per il premio Nobel Luigi Pirandello e, in tempi più recenti, è stata resa ancora più popolare dai film del premio Oscar, Peppuccio Tornatore. Un’oasi di bellezza descritta mirabilmente da Andrea Camilleri, originario della vicina città di Porto Empedocle. Lo scrittore, per esempio, ne «La prima indagine di Montalbano» scrive: «Montalbano finì il gelato di cassata, pagò alla cassa, niscì, pigliò la machina che aviva lasciata poco distante e partì verso la Scala dei Turchi. Seguendo le istruzioni del cammareri, a un certo punto girò a mancina, fece qualche metro di strata aspalata in discesa e si fermò. La strata non proseguiva, abbisognava caminare sulla rina. Si levò le scarpe e le quasette che lasciò in machina, la chiuì, si rimboccò l’orlo dei pantaloni e raggiunse la ripa del mare. L’acqua era frisca, ma non fridda. Passato un promontorio, la Scala dei Turchi gli apparse ‘mprovvisa. Se l’arricordava assai più imponenti, quanno si è nichi tutto ci appare più granni della realtà. Ma anche accussì ridimensionata conservava la sua sorprendente billizza. Il profilo della parte più alta della collina di marna candida s’incideva contro l’azzurro del cielo terso, senza una nuvola, ed era incoronato da siepi di un verde intenso. Nella parte più bassa, la punta formata dagli ultimi gradoni che sprofondavano nel blu chiaro del mare, pigliata in pieno dal sole, si tingeva, sbrilluccicando, di sfumature che tendevano al rosa carrico. Invece la zona più arretrata del costone poggiava tutta sul giallo della rina. Montalbano si sentì sturduto dall’eccesso dei colori, vere e proprie grida, tanto che dovette per un attimo inserrare l’occhi e tapparsi le orecchie con le mano. C’era ancora un centinaro di metri per arrivare alla base della collina, ma preferì ammirarla a distanza: si scantava di venirsi a trovare nella reale irrealtà di un quadro, di una pittura, d’addivintare lui stesso una macchia – certamente stonata – di colore. S’assittò sulla sabbia asciutta, affatato. E accussì stette, fumandosi una sigaretta appresso all’altra, perso a taliare le variazioni della tinteggiatura del sole, via via che andava calando, sui gradoni più bassi della Scala dei Turchi».

Gli sfregi

Negli anni la bellissima falesia è finita al centro del dibattito per più di un triste episodio: l’abusivismo senza freni, una «ferita» in parte sanata con l’abbattimento di un ecomostro che la deturpava; l’assalto scellerato dei bagnanti che distruggono la marna bianca per frantumarla e ridurla in poltiglia come fango di bellezza e, proprio lì vicino, il parcheggio selvaggio dei turisti fin sulla battigia.

Le reazioni

«Sapevamo, come tutti, che la Procura stava indagando, ma certamente non immaginavamo che ci fosse il provvedimento di sequestro pronto — afferma Lillo Zicari, sindaco di Realmonte — e da quello che ho capito, pare che si vada nella direzione auspicata dal Comune di Realmonte: affermare che la Scala dei Turchi è pubblica e non appartiene ad un privato. Qualche anno fa, organizzai una manifestazione pubblica portando sulla Scala dei Turchi i sindaci, i deputati. Siamo arrivati con le bandiere dello stato italiano e della regione affermando che la Scala dei Turchi apparteneva a tutti i cittadini. Nel 2017 abbiamo fatto un atto di citazione affermando che il bene è pubblico e sembra che si vada verso questa direzione».

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