5 febbraio 2020 - 14:20

«Il papa ha congedato monsignor Georg, il segretario di Ratzinger»: l’indiscrezione della stampa tedesca. Il Vaticano smentisce

Il Pontefice, scrive il giornale tedesco «Tagespost» avrebbe mandato in congedo a tempo indeterminato il prefetto della Casa Pontificia, monsignor Georg per divergenze sulla presentazione del libro sul sacerdozio

di Gian Guido Vecchi

«Il papa  ha congedato monsignor Georg, il segretario di Ratzinger»: l'indiscrezione della stampa tedesca. Il Vaticano smentisce
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CITTÀ DEL VATICANO Il mistero intorno alla «scomparsa» pubblica dell’arcivescovo Georg Gänswein comincia quando alcuni media di media lingua tedesca, dal giornale tedesco «Tagespost» all’agenzia viennese Kathpress, annunciano che Francesco ha mandato in congedo a tempo indeterminato il prefetto della Casa Pontificia. Qualche ora più tardi, la sala stampa della Santa Sede smentisce: «Nessuna sospensione, non ci sono informazioni in tal senso. L’assenza di monsignor Gänswein, durante determinate udienze nelle ultime settimane, è dovuta ad una ordinaria ridistribuzione dei vari impegni e funzioni del prefetto della Casa Pontificia, che ricopre anche il ruolo di segretario particolare del Papa emerito».

L’unica cosa certa è che Gänswein, di norma accanto a Francesco durante le udienze del mercoledì e nelle visite ufficiali dei Capi di Stato, non appare in pubblico da tre settimane, dall’udienza del 15 gennaio. Non si è visto nelle udienze successive e nemmeno durante le visite ufficiali, come all’arrivo del vicepresidente americano Mike Pence ( 24 gennaio) o del presidente argentino Alberto Fernández (1 febbraio). Per questo, nei giorni scorsi, c’erano state voci - peraltro ricorrenti e finora infondate - di un peggioramento delle condizioni di Benedetto XVI, ma lo stesso Gänswein le aveva smentite.

Si è ricordato che lo stesso Prefetto della Casa pontificia aveva avuto di recente qualche problema di salute. Ma la sua assenza più che altro è stata messa in relazione con la vicenda del libro «Dal profondo del nostro cuore», uscito in Francia proprio il 15 gennaio, con relative polemiche intorno al fatto che Benedetto XVI ne fosse o meno il «coautore» e quindi all’«ingerenza» sul magistero del successore Francesco. Il Sinodo sull’Amazzonia ha proposto in ottobre di permettere l’ordinazione sacerdotale di uomini sposati nelle zone più remote, per compensare la carenza di clero, l’ultima parola spetterà al Papa e il documento di Francesco è atteso a giorni. Era inevitabile che la pubblicazione del libro, che si oppone a qualsiasi eccezione sul celibato sacerdotale, fosse vista come una forma di pressione sul Papa, dato che si fondava sul nome del predecessore.

L’arcivescovo Georg Gänswein, parlando di un «malinteso», ha chiamato il cardinale Sarah per chiedergli «su indicazione del Papa emerito» di «togliere il nome di Benedetto XVI come coautore del libro stesso»: Ratzinger, su richiesta di Sarah, aveva solo concesso come contributo un saggio sul sacerdozio già scritto. Sarah ha sempre sostenuto che Benedetto XVI fosse d’accordo su tutto, ha detto di averlo incontrato e che «non c’è stato alcun malinteso». Al di là delle versioni contrapposte, è chiaro che lo spettacolo non sia piaciuto a Francesco.

Sul clima che si respira in questi giorni la dice lunga già solo il fatto che un cardinale abbia chiesto al Papa emerito un testo per un libro che si oppone alle proposte del Sinodo prima che si pronunci il Papa in carica. Quando Benedetto XVI annunciò la rinuncia al pontificato, spiegò che «per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo» che «negli ultimi mesi», disse, gli era venuto a mancare. Ratzinger aveva in mente il crepuscolo del pontificato di Giovanni Paolo II e voleva evitare che accadesse lo stesso: il governo della Chiesa sempre più in mano alle persone vicine al Papa malato che parlavano e agivano in suo nome. Il sospetto, in Vaticano, è che gli stia capitando la stessa sorte da Papa emerito.

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