7 aprile 2020 - 06:27

Coronavirus, Andrea Bocelli: «A Pasqua canterò nel Duomo di Milano, sarà un inno alla vita»

Il tenore protagonista del concerto che domenica sarà trasmesso in streaming mondiale su YouTube: «Chiesa vuota e folla interconnessa»

di Andrea Bocelli

Coronavirus, Andrea Bocelli: «A Pasqua canterò nel Duomo di Milano, sarà un inno alla vita»
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Come la musica di Verdi, Milano emoziona, commuove, educa, innesca sempre energie che potenzialmente rendono migliori. Nutro un grande affetto ed ho un antico debito di riconoscenza per questa città. Spontaneamente mi vien da associarla a quel genio assoluto che milanese certo non era, ma che ha eletto Milano quale principale scenario della sua lunga vita. Così italiana, così internazionale, anche Milano — come le opere verdiane — è parimenti smaliziata e poetica: luogo che con liricità genuina e struggente disincanto sa raccontare la bellezza ed accogliere le contraddizioni umane. E con grande umanità, appunto, sa esprimere un concetto che fu particolarmente caro al sommo compositore: rivoluzionare il presente guardando all’antico, in tal modo addestrandosi a prefigurare il futuro.

Milano è una costante della mia vita, da quella immaginata da ragazzo, tra le pagine del Manzoni, a quella anelata quando ero un giovane artista in cerca di ascolto, a quella (costantemente generosa, negli anni) del suo pubblico concertistico: da quello lontano di un recital per i «Pomeriggi musicali» a quello più vasto, protagonista di un abbraccio avvolgente, una dozzina di anni fa, in piazza Duomo davanti ad ottantamila milanesi. E ancora, penso al concerto in favore dei bambini di Haiti, nel 2010, poi quello che nel 2015 ha inaugurato l’Expo, insieme all’orchestra ed al coro della Scala... Proprio in quell’occasione ho avuto modo di conoscere di persona Giuseppe Sala, col quale mia moglie ed io abbiamo stretto un bel rapporto di amicizia e di stima reciproca (che ha espresso, tra l’altro, virtuosi momenti di contatto anche in relazione ad iniziative benefiche, legate alla fondazione che porta il mio nome).

Quando il sindaco mi ha chiamato al telefono, una mattina di non molti giorni fa — quanti, non saprei dire: la quarantena fa perdere la dimensione del tempo! — invitandomi a cantare in Duomo, per Pasqua, ho risposto «presente» senza tentennamenti. Anzi colgo l’occasione per ringraziarlo, così come ringrazio di cuore tutti coloro — in Italia e nel mondo — che in questo periodo complesso si sono dimostrati particolarmente sensibili e generosi, supportando le tante campagne di raccolta fondi, tra le quali anche quella, attiva tutt’oggi, realizzata dalla Andrea Bocelli Foundation, in favore del Covid Hospital di Camerino e per sostenere ulteriori ospedali e reparti dedicati alla cura del Covid-19.

Quello di Pasqua non sarà un concerto. Sarà, piuttosto, un’occasione per pregare insieme, nella ricorrenza cristiana che celebra la Resurrezione e che dunque festeggia e testimonia la certezza nella vita che vince. Proporrò pagine tratte dal repertorio sacro. Come diceva Sant’Agostino, chi canta prega due volte... Ebbene, utilizzando la musica, linguaggio universale che di per sé ci parla del miracolo della vita e di Colui che l’ha creata (sussurrandoci indizi sulla Sua immensa grandezza), chi vorrà congiungerà le mani al cielo ed io, sperando di esserne all’altezza, presterò la mia voce alla sua preghiera. La chiesa sarà vuota, ma saremo, mi auguro, una vastissima folla interconnessa, grazie ad internet, unita da quel filo sottile che è la fede, più forte di ogni apparente distanza. Saremo congiunti da uno slancio verso la bellezza che, di per sé, anche per chi credente non è, è terapeutico e costruisce legami.

Concentreremo ogni energia per dare coraggio e fiducia a questa meravigliosa città, fucina internazionale che è orgoglio d’Italia e che tornerà prestissimo — ne sono certo — un modello vincente, motore di un Rinascimento che tutti auspichiamo. Una preghiera quindi, per Milano e per il mondo, di fronte a un evento assolutamente doloroso, tragico e spiazzante, che però «una guerra» non credo sia corretto definire... Perché non ci sono invasori da cui difendersi o su cui prevalere, né servono condottieri né si uccide per sopravvivere... Al contrario, si vive se tutti saranno in salute.

Per uscirne è l’amore, e non l’odio, l’unica chiave. E la Pasqua cristiana, col suo messaggio d’amore e di redenzione, mi sembra un momento perfetto per fermarsi e riflettere, su ciò che stiamo vivendo e sull’occasione che abbiamo, per ricominciare con una rinnovata gerarchia di valori, ripartendo, forti della nostra ritrovata fragilità, reimparando ad ascoltare il cielo e la nostra coscienza. Con coraggio, con fiducia, con responsabilità.

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