16 dicembre 2018 - 08:45

Palermo, salvata la speleologa ferita e bloccata in una grotta a 100 metri di profondità: sta bene

Dopo una notte di soccorsi la donna è stata portata in superficie. Era precipitata nell’Abisso del Vento rompendosi una gamba dopo uno scivolone

di Felice Cavallaro

Le operazioni di salvataggio (Foto da il Giornale di Sicilia) Le operazioni di salvataggio (Foto da il Giornale di Sicilia)
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Sono le otto del mattino di una domenica con un sole indeciso quando finalmente viene riportata in superficie. Dalla bocca della grotta chiamata l’Abisso del vento spunta la barella sulla quale, poco prima di mezzanotte, era stata imbracata la donna scivolata a 100 metri di profondità, salvata con una gamba rotta. Ora sta bene, già all’ospedale Civico di Palermo dove è arrivata in elicottero, decollata da un pianoro vicino alla grotta di Cozzo Balatelli, sotto Isnello, il suggestivo borgo medievale a un’ora da Palermo.

L’avventura stava per diventare una tragedia. Ma dopo otto ore di faticosa risalita un sorriso ha illuminato il volto della protagonista di questo imprevisto, una speleologa di 42 anni arrivata sabato pomeriggio da Brolo, scesa giù in escursione con altri sette amici conquistati dalla passione per le escursioni sotto terra. Poi un ruzzolone, un piede in fallo e una tibia fratturata. Tutto in un cunicolo tortuoso, in un anfratto che ha anche sei pozzi lungo il percorso dalla bocca d’accesso all’angolo buio dell’incidente. Un labirinto angusto di oltre due chilometri con una temperatura inferiore ai 10 gradi e umidità oltre l’80 per cento.

Una notte drammatica per tutto il gruppo di speleologi partiti da Brolo e fino a domenica mattina impegnati nelle operazioni di recupero con altri trenta esperti del corpo nazionale del Soccorso alpino concentratisi in poche ore sul pianoro del gruppo montuoso delle Madonie. Tutti impegnati per assicurare alla barella la donna che i suoi amici proteggono per privacy dando solo le iniziali, G.C., un dolore lanciante, il cuore in gola, amici e parenti allarmati.

Quando la donna ha messo un piede in fallo rovinando per l’anfratto di quell’abisso che avrebbe dovuto scoprire lentamente con corde e torce, i suoi compagni hanno capito che sarebbe stato impossibile salvarla da soli. La bocca della grotta stretta, il percorso tortuoso lungo quei due chilometri dei quali avevano percorso i primi cento metri, le nubi cupe che già oscuravano il cielo vicino al tramonto, non una linea di campo per i cellulari. E lei, che si lamentava dolorante, nell’impossibilità di muoversi, cosciente di quanto accadeva e dei pericoli incombenti, da sportiva allentata, da appassionata di acrobatiche esplorazioni, è rimasta in attesa di quanto fatto da una straordinaria catena umana.

Due compagni di escursione si sono fermati accanto a lei, cercando di confortarla, mentre altri cinque hanno cominciato la risalita per lanciare, appena possibile, l’allarme. E così sono stati allertati il Soccorso alpino e gli amici della sezione speleologica di Catania. Poi non restava altro da fare se non fissare un punto di incontro con i primi rinforzi giunti con barelle, carrucole e cavi adeguati, compreso un sistema di comunicazione capace di collegare il fondo della grotta con l’esterno. Ma erano già le otto della sera quando si è stabilito cosa fare in questo scorcio montuoso con un freddo cane sotto Isnello, il borgo famoso anche per un osservatorio astronomico a pochi chilometri dalla stazione sciistica di Piano Battaglia. E nell’incertezza del tempo necessario per completare l’operazione di soccorso seguita anche da Calogero Foti, il responsabile della Protezione civile in Sicilia, alcuni degli operatori hanno montato un vero e proprio campo base con tende pronte ad essere utilizzate come rifugio.

Sono stati un medico e due tecnici i primi a calarsi nella grotta e a raggiungere la donna. Dopo pochi minuti la comunicazione che ha sollevato gli animi di quanti affollavano il campo: “Solo una frattura tibio-peronale. Imbarelliamo e cominciamo la risalita”. Operazione lenta, lentissima, disagevole, seguita anche dagli operatori della decima delegazione speleo di Catania. Rincuorati dal sopraggiungere dei telefonisti, scesi giù anche loro per rendere sicure le comunicazioni nella notte, come dicono all’ufficio stampa del Soccorso alpino senza però rivelare le generalità complete della donna, un tutore alla gamba, ormai accolta al Civico di Palermo per cure che dovrebbero comunque consentirle presto di tornare a casa.

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