Le auto ai politici

Sembra che Marcello Minenna, il manager del Partito dell’Onestà finito nei guai per un traffico di mascherine, avesse il vizietto di imprestare ai politici le auto di lusso sequestrate dall’Agenzia delle Dogane di cui era direttore. Il fatto che considerasse quelle auto come pezzi pregiati di un suo garage personale non mi sorprende: solo i gonzi e i faziosi hanno potuto credere alla favola che i Cinquestelle e i grillo-leghisti alla Minenna fossero eticamente diversi perché «nuovi».

Riesce invece ancora a stupirmi che i politici irretiti dal manager carrierista si accostassero all’autonoleggio con tanta disinvoltura. Si saranno pur domandati da dove Minenna prendesse le fuoriserie che metteva a loro disposizione. Da una concessionaria di famiglia? Da qualche amico emiro? Almeno a uno sarà venuto il dubbio che, essendo egli il direttore delle Dogane, le prelevasse dal parco-macchine dei beni confiscati a mafiosi e contrabbandieri?

Suppongo che al volante dell’auto di un malavitoso non vi sentireste molto a vostro agio. Gli illustri compari di Minenna, invece, accettavano il dono senza fare un plissé. Forse non si chiedevano neanche da dove venisse. O forse non gliene fregava nulla. Come se essere uomini delle istituzioni significasse acquisire il diritto di utilizzare tutto ciò che appartiene alle istituzioni. Mio padre, impiegato pubblico, non portava a casa le biro dell’ufficio perché, diceva, «sono di proprietà dello Stato». Oggi verrebbe rinchiuso in una casa di cura.


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24 giugno 2023, 06:19 - modifica il 24 giugno 2023 | 13:11

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