Questo è il problema

Le prime parole del fratello di Cesare Battisti dopo l’estradizione del congiunto sono state: «Pensioni, debito… Con il rientro di Cesare abbiamo risolto tutti i problemi, vero?» Proprio tutti, no. Ma uno, sì. La certezza della pena, e non è poca cosa in un Paese come il nostro, dove le sentenze definitive sono considerate opinioni, al massimo stati d’animo. Tutti no, perché l’economia continua ad ansimare e Salvini a posporre all’anno del mai il taglio drastico delle tasse per cui il Nord lo ha votato. Neanche il riscaldamento globale, la crisi della Apple e il mancato invito di Meghan al compleanno di Kate, per limitarci alle emergenze planetarie, ne verranno condizionati in modo significativo. Però da qualche parte bisognava pur cominciare a rimettere in circolo un po’ di fiducia. E non c’è dubbio che l’arresto di un assassino condannato in Cassazione per quattro omicidi, e latitante da 37 anni dopo una fuga ingloriosa e la copertura ideologica dei «gilet rossi» francesi - convinti fin dai tempi di Mitterand che il terrorismo di sinistra sia stato una rivoluzione e non una parata di feroci narcisi - contribuisca a restituire prestigio alle istituzioni del Paese di cui anche il fratello di Battisti fa parte.

Se il suo modo di argomentare si diffondesse, ognuno potrebbe evadere il fisco o parcheggiare nel posto riservato ai portatori di handicap e, preso in castagna, schermirsi dicendo che i problemi sono altri. In effetti parecchi già lo fanno, forse questo è il problema.

15 gennaio 2019, 06:55 - modifica il 15 gennaio 2019 | 07:04

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