8 giugno 2020 - 16:12

Giornata mondiale degli Oceani, l’Italia aderisce al progetto 30by30

Anche il nostro Paese si affianca alla Gran Bretagna per tutelare il 30% delle aree marine mondiali entro il 2030. Il Wwf: «Ora bisogna fare crescere la blue economy»

di Alessandro Sala

Giornata mondiale degli Oceani, l'Italia aderisce al progetto 30by30
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Anche l’Italia ha aderito al progetto #30by30, un’iniziativa lanciata dalla Gran Bretagna e supportata fino ad ora da un’altra decina di nazioni, che punta a proteggere entro il 2030 almeno il 30% dei mari su scala globale. L’annuncio lo ha dato oggi, in occasione della Giornata mondiale degli Oceani, il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. «Tutti noi dipendiamo dal mare e dai servizi ecosistemici che ci offre — sottolinea il ministro —. Se ci prendiamo cura del mare, il mare si prenderà cura di noi. Proteggere la salute dei mari porta benefici alla pesca e al turismo, alla biodiversità e al clima».

Verso la Cop 26

L’Italia e la Gran Bretagna si troveranno a collaborare strettamente il prossimo anno con l’organizzazione della Cop 26, la Conferenza delle Parti che approfondisce i temi della Convenzione delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Sarà organizzata da Londra, ma l’Italia si occuperà della Pre Cop 26 che si svolgerà a Milano e che si aprirà per la prima volta ai giovani con il progetto #YouthForClimate. «I giovani che hanno alzato la voce sulla necessità di tutelare il pianeta — aveva spiegato lo stesso ministro Costa venerdì, intervenendo all’evento Pianeta2020 del Corriere della Sera — non potevano non essere coinvolti nelle discussioni dei grandi».

Le Nazioni aderenti

Il progetto «30 by 30», lanciato nel settembre del 2018 dal ministro britannico dell'Ambiente Michael Gove, vedeva già la partecipazione, oltre che della Gran Bretagna, di Belgio, Belize, Costa Rica, Finlandia, Gabon, Kenya, Palau, Portogallo, Seychelles, Vanuatu, Nigeria e Svezia. L’adesione di un grande Paese come l’Italia aumenta il peso specifico del gruppo di lavoro e rafforza la presenza europea. Lanciando l'iniziativa, Gove aveva fatto notare che solo il 10% delle aree marine mondiali è già sottoposto a forme di tutela, riguardanti sia la qualità delle acque sia la salvaguardia della fauna marina. Una percentuale troppo esigua per essere considerata «sostenibile». Ma affinché si possano ottenere risultati significativi è necessario che la mobilitazione sia ampia e quanto più possibile internazionale. Di qui la call-to-action a cui l’Italia ha ora deciso di rispondere, con la speranza che siano anche altri a seguirne l’esempio.

Le Aree marine protette

Nel Dl Rilancio, fa notare il ministero dell’Ambiente, 40 milioni di euro sono stati destinati alle Zone economiche ambientali, che comprendono anche le Zea marine. Un milione è invece stato assegnato a interventi di rilancio urgenti post Covid nelle Aree Marine Protette: per la realizzazione di strutture e dotazioni necessarie per l’adeguamento di info point, uffici Amp, sentieristica, segnaletica, comprese le attrezzature per l’adeguato smaltimento in sicurezza dei dispositivi di protezione individuale, sostanzialmente mascherine e guanti, che oggi sono indispensabili ma che purtroppo vengono spesso abbandonati nell’ambiente e che direttamente o indirettamente arrivano poi al mare, con tutte le conseguenze ben note sugli ecosistemi.

Il Blue Recovery Plan del Wwf

In tema di stanziamenti per la tutela dei mari arriva anche la proposta del Wwf di un Blue Recovery Plan, un piano per la ripresa declinato sulla salvaguardia del Mediterraneo. L’idea è quella di un coinvolgimento deli governi di 22 nazioni che si affacciano sul Mare Nostrum con un invito alla responsabilità che più che un costo deve essere visto come un investimento. Secondo i calcoli del Wwf, infatti, una «economia blu» per il bacino del Mediterraneo sarebbe in grado di generare un valore di circa 400 miliardi di euro. «Il Mediterraneo è un concentrato di biodiversità che tutto il mondo ci invidia — sottolinea Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia —, con oltre 17.000 specie, paesaggi evocativi, ricco di cultura, tradizioni. I Paesi che condividono questa grande oasi marina hanno quindi un’enorme responsabilità verso i propri cittadini». L’iniziativa parte da dati che mostrano un peggioramento delle prospettive ecologiche ed economiche del Mediterraneo nel 2020 e indica una serie di priorità e raccomandazioni per garantire ecosistemi marini sani, più posti di lavoro e migliori condizioni di vita anche in questo caso entro il 2030. L’Italia in termini di biodiversità anche marina fornisce un capitale naturale elevatissimo: sequestro del carbonio fornito dai nostri mari vale tra i 9,7 e i 129 milioni di euro l’anno, mentre la funzione protettiva delle praterie marine di posidonia contro l’erosione costiera ha un valore economico stimato circa 83 milioni.

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