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Primo Maggio senza festa né lavoro

Mezzo milione verso la cassa integrazione. Bonaccini: "I posti perduti li andremo a recuperare uno a uno"

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BOLOGNA. La festa del Lavoro senza il lavoro. È un Primo Maggio di sofferenza, senza piazza e senza pienone ai concerti, con oltre 500 mila lavoratori verso la cassa integrazione e interi settori congelati dalla pandemia, le cui massicce chiusure Stefano Bonaccini spera di poter sbloccare prima del governo. «Se guardo i dati di Prometeia, che ci avrebbero dato per il sesto anno primi in Italia, sento una coltellata allo stomaco — ammette il governatore — . Ma conosco gli emiliano- romagnoli e la loro determinazione. E ho fiducia che qui, se ci lasciano ripartire, i posti di lavoro che abbiamo perduto li andiamo a recuperare uno a uno».

Bonaccini insiste, perché a pochi giorni dal 4 maggio, quando rientreranno al lavoro mezzo milione di emiliano-romagnoli per la Fase 2, a rischio ce ne saranno ancora, secondo le stime dell’assessore regionale al Lavoro Vincenzo Colla, circa 350 mila. Un quadro fosco, cui s’aggiunge un calendario della ripartenza fissato dal governo che non piace affatto al presidente. « Anzichè dare scadenze che rischiano di minare la fiducia di coloro che già credono di annegare, dobbiamo dir loro che, se possibile, anticiperemo le date che li spaventano, perché vogliamo mettere in condizione tutti di partire».
Bonaccini pensa a baristi e ristoratori, parrucchieri ed estetisti. Tutti rinviati da Conte all’ 1 giugno. «Ma noi a quella data non ci arriviamo » , hanno messo in chiaro ieri Cna e Confartigianato, all’incontro con l’assessore Colla per fissare le linee guida per il settore di estetica e benessere, che raccoglie 12mila imprese (di cui quasi il 90% artigiane) e occupa oltre 23mila addetti. «Stabiliti i protocolli per evitare il contagio, se vedremo che la curva dell’epidemia non cresce, dopo il 4 maggio prenderemo in considerazione anche un’anticipazione della ripresa di queste attività», ha promesso Colla.
 
Non basta. Firmata l’ordinanza che consente a ristoratori e proprietari d’hotel di entrare nelle proprie attività per i lavori di manutenzione e preparazione alla ripartenza, Bonaccini ne sigla un’altra che consente anche ai proprietari delle seconde case di raggiungere la loro abitazione — ma solo se si trova entro i confini della propria provincia — per lavori di sistemazione in vista dell’estate. E’ compreso nella stessa ordinanza pure l’obbligo di mascherine, non solo nei luoghi chiusi, ma anche all’aperto, a meno che non sia possibile mantenere le distanze. Ad esempio nei parchi, in riapertura da lunedì, assieme alle biblioteche.
 
Non tutto però fila liscio. Cgil, Cisl e Uil, i cui segretari saranno stamattina in collegamento dalle 10,30 alle 11,30 su è-Tv e in diretta Facebook per una riflessione su lavoro e sicurezza, hanno chiesto ieri un incontro urgente a viale Aldo Moro, perché la bozza sul via alla Fase 2 non è stata ancora "condivisa" dai sindacati. Una doccia fredda per la Regione, coi confederali che accusano: «Da viale Moro non ci rispondono, ma è quanto mai urgente un summit, visto che i protocolli nazionali vanno tradotti in un quadro territoriale. Altrimenti rischiamo confusione».

Migliora invece, sul fronte dei pagamenti, la situazione sulla cassa integrazione in deroga, chiesta alla regione da 21.758 aziende per 66mila lavoratori. «Sono state superate le sofferenze dei giorni scorsi», assicura Colla. La guardia resta comunque alta. E se i rider lanceranno proprio oggi, nel giorno del lavoro, una loro piattaforma per i diritti («Ci chiamano eroi, ma siamo lavoratori sfruttati » ), il presdente di Confindustria Emilia Valter Caiumi avverte: «Non si può sbagliare in Fase 2. Un altro lockdown sarebbe letale».