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Picchiato e bruciato nel Pistoiese, il cognato fermato per omicidio. "Avrebbe agito per eredità"

Picchiato e bruciato nel Pistoiese, il cognato fermato per omicidio. "Avrebbe agito per eredità"

In un primo momento per la sua morte era stato ipotizzato il suicidio. L'accusato: 'Non sono stato io'

FIRENZE, 19 gennaio 2024, 18:25

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Omicidio aggravato dall'aver agito con crudeltà. Questa l'accusa contestata a Daniele Maiorino, l'uomo di 58 anni fermato per la morte del cognato Alessio Cini, 57 anni, deceduto l'8 gennaio scorso: il suo corpo semicarbonizzato fu trovato davanti alla villetta trifamiliare nella campagna di Agliana (Pistoia), dove viveva.

In un primo momento per la sua morte era stato ipotizzato il suicidio ma l'autopsia aveva poi svelato che l'uomo era stato brutalmente aggredito prima che fosse dato dalle fiamme, quando, riferisce la procura secondo i rilievi eseguiti nel corso dell'autopsia sarebbe stato ancora vivo per quanto incosciente o semincosciente.

Le indagini, condotte dai carabinieri della compagnia di Pistoia, in base ai filmati delle telecamere della zona, hanno consentito anche di indicare con precisione, spiega la procura, l'ora del "fatto delittuoso", collocato tra le 5:52 e le 5:59 "con la registrazione delle immagini dei bagliori" provocati dalle fiamme.

Cini fu aggredito con una spranga in testa, colpito più volte al torace. Poi gli sarebbe stato dato fuoco quando ancora era in vita. Le intercettazioni ambientali nell'auto dell'indagato, riferisce la procura in una nota, "hanno registrato varie conversazioni" che l'indagato "teneva con sé stesso a voce alta, nel corso delle quali ricostruiva i momenti dell'aggressione alla vittima, le modalità della stessa, la causa mortale prodotta da tale aggressione, l'immagine del sangue, l'abbruciamento".

Sempre la procura spiega che le indagini patrimoniali "hanno consentito di individuare il probabile movente al gesto delittuoso, rinvenibile in una situazione reddituale difficile per l'indagato, ed in una aspettativa ereditaria che dalla morte di Alessio Cini sarebbe derivata e di cui avrebbe potuto indirettamente beneficiare".

"Il movente è inverosimile" e "il mio assistito ha respinto l'accusa di aver assassinato il cognato" nell'interrogatorio successivo al provvedimento di fermo, riferisce l'avvocato Katia Dottore Giachino che difende Daniele Maiorino. "Le telecamere riprendono Cini che prende fuoco ma non si vede alcuna persona che si avvicina alla vittima", aggiunge. L'indagato ha negato il monologo captato dalle 'cimici' in auto. "Non dice 'L'ho ucciso' - aggiunge - ma l'esatto contrario 'L'hanno ucciso'".

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