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Borsa: India supera Hong Kong, è quarto mercato al mondo

Borsa: India supera Hong Kong, è quarto mercato al mondo

Bloomberg, 4.330 contro 4.290 miliardi alla chiusura di lunedì

PECHINO, 23 gennaio 2024, 11:50

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'India supera per la prima volta Hong Kong come quarto mercato azionario più grande al mondo in scia sia alle difficoltà economiche della Cina che hanno ostacolato lo sviluppo dei listini dell'ex colonia britannica, sia alle prospettive di crescita e alle riforme politiche promosse da New Delhi che hanno reso il Paese una delle mete preferite degli investitori internazionali. Secondo i dati compilati da Bloomberg, la capitalizzazione complessiva delle Borse indiane ha raggiunto i 4.330 miliardi di dollari alla chiusura di lunedì contro i 4.290 miliardi di Hong Kong, dopo aver tagliato quota 4.000 appena il 5 dicembre 2023. 

L'India ha raddoppiato circa la sua capitalizzazione negli ultimi quattro anni grazie al boom favorito da una base di investitori retail in rapida crescita e a robusti utili societari. Il Paese più popoloso al mondo, scettro strappato al Dragone nel 2023, si è posizionato come alternativa alla Cina, attirando nuovi capitali da investitori e imprese globali, grazie al suo assetto politico stabile e a un'economia basata sui consumi che rimane tra le principali nazioni in più rapida crescita. Il rally delle azioni indiane ha coinciso con il crollo storico di Hong Kong, dove sono quotate alcune delle aziende più influenti e innovative della Cina. Le rigorose restrizioni anti-Covid-19 di Pechino, la repressione normativa sulle società, la crisi del settore immobiliare e le tensioni geopolitiche in corso con l'Occidente hanno contribuito ad erodere l'attrattiva della Cina come motore di crescita del mondo: il valore di mercato totale delle azioni cinesi e di Hong Kong è crollato di oltre 6.000 miliardi di dollari dai picchi del 2021. Tuttavia, alcuni strateghi si aspettano una svolta nel 2024. Ubs, ad esempio, prevede che i titoli cinesi debbano centrare una performance maggiore di quelli indiani rimbalzando dagli attuali minimi. Il pessimismo nei confronti di Cina e Hong Kong (i cui listini cedono oltre il 10% da inizio anno) si è ulteriormente accentuato nel 2024 a causa della mancanza di importanti misure di stimolo economico. L'indice Hang Seng China Enterprises, un indicatore delle azioni cinesi quotate a Hong Kong, è già sceso di circa il 13% dopo aver chiuso una serie di perdite record di quattro anni nel 2023. In testa alla classifica restano saldamente gli Stati Uniti: il divario tra i due principali mercati azionari, Stati Uniti e Cina, si è ampliato fino a raggiungere i 38.000 miliardi di dollari, il livello più alto mai registrato.

La Banca del Giappone (BoJ) lascia la politica monetaria ultra espansiva invariata, come da previsioni, in attesa che l'auspicata crescita dei salari riesca a garantire il raggiungimento dell'obiettivo di un'inflazione stabile al 2%. Il comitato direttivo ha deciso che i tassi di interesse rimarranno in territorio negativo al -0,1%, e nel frattempo continueranno gli acquisti di asset per mantenere i tassi a lungo termine intorno allo zero percento. L'istituto ha anche rivisto al ribasso le previsioni sull'indice dei prezzi al consumo per l'anno fiscale 2024, che dovrebbe assestarsi al 2,4% dalle precedenti stime del 2,8%.

Gli economisti guardano ora ad ogni possibile segnale sulle tempistiche di una possibile alterazione del programma di controllo dei rendimenti (Ycc), in vigore dal settembre 2016, quando la BoJ decise di fissare un obiettivo dello 0% per i titoli governativi a 10 anni. Lo scorso ottobre l'istituto guidato dal governatore Kazuo Ueda aveva annunciato un ulteriore ampliamento di oltre l'1% della fascia di tolleranza, tre mesi dopo aver deciso limiti più rigidi a causa di un'inflazione più persistente del previsto e di uno yen debole. Una decisione che era stata vista dagli analisti come il preludio a una normalizzazione della politica monetaria, con l'eliminazione progressiva dei vincoli sui rendimenti, ponendo di fatto lo stop ai tassi negativi. La scelta odierna di non apportare cambiamenti ha fatto scivolare lo yen al cambio con il dollaro statunitense, a quota 148, dopo essersi indebolito del 5% da inizio anno e a un valore di 161,20 con l'euro. Sul mercato obbligazionario giapponese i rendimenti sui titoli decennali sono scesi di un punto base allo 0,64%, lontani dal picco dello 0,97% di novembre.
   

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