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Reggio Calabria, truffa 'bonus facciate': sequestrati crediti d'imposta per oltre 52 mln

Trentuno indagati. Le accuse sono di indebita percezione di erogazioni pubbliche, truffa a danno dello Stato, riciclaggio e autoriciclaggio

Auto della Guardia di finanza
Auto della Guardia di finanza
05 settembre 2023 | 10.28
LETTURA: 2 minuti

Frode nell’ambito del 'bonus facciate'. Militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma, stanno eseguendo un provvedimento che dispone il sequestro preventivo di oltre 52 milioni di euro di crediti d’imposta. Le indagini sono state avviate dalla Procura della Repubblica di Locri e ora trasferite a Roma per competenza territoriale. Il provvedimento di sequestro, già emesso dal gip di Locri, è stato convalidato dal gip Roma.

Al momento risultano indagate, a vario titolo, 31 persone per le accuse di indebita percezione di erogazioni pubbliche, truffa a danno dello Stato, riciclaggio e autoriciclaggio. Sono 37 le società finora coinvolte, tra prime e seconde cessionarie del credito. Lo scopo finale sarebbe stato quello di monetizzare parte dei crediti ricevuti presso sportelli di intermediari finanziari dislocati sul territorio nazionale.

L’operazione è partita dalla denuncia presentata da parte di alcuni proprietari di appartamenti di un condominio della provincia di Reggio Calabria, che hanno avvertito le Fiamme gialle del Gruppo di Locri dopo aver notato, all’interno dei propri cassetti fiscali, la presenza di crediti di imposta, connessi ad agevolazioni finalizzate a interventi di recupero edilizio, da loro mai richiesti né tantomeno realizzati.

I crediti sono risultati ceduti a 4 imprese con sede a Roma e San Cesareo. Gli accertamenti in particolare hanno consentito di appurare che le 4 imprese “prime cessionarie”, tutte amministrate dallo stesso soggetto attualmente indagato, risultavano avere accettato cessioni di crediti inesistenti, per un ammontare di oltre 52 milioni di euro da parte di 160 cedenti “ignari”. Le 4 società “prime cessionarie”, hanno provveduto a monetizzare parte del credito cedendo la restante parte ad altre 33 società “seconde cessionarie”, con sedi ricadenti su tutto il territorio nazionale, che hanno proceduto a loro volta a monetizzare parte dei crediti.

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