Addio a Paolo Fabbri, pioniere della semiotica
Molti dicevano che era lui la vera intelligenza teorica della semiotica italiana. Fatto sta che Paolo Fabbri (morto ieri a 81 anni) era stimato dai semiologi-filosofi come Umberto Eco e dai filologi-semiotici come Cesare Segre.
È stata una mente unica, anche perché, dalla sua Rimini (dove era nato nel 1939), dopo i primi studi a Firenze, aveva deciso di formarsi a Parigi, dove fu amico di Guattari e Deleuze, lavorò con Barthes, con Goldmann e con il narratologo Greimas (l’inventore del paratesto e delle «soglie»).
Non gli bastò essere «adottato», giovanissimo, da Eco nel periodo della grande voga semiotica e linguistica, degli apocalittici e integrati, dei seminari estivi di Urbino, e continuò a vagabondare: insegnando a Parigi, a San Diego, a Toronto, a Santiago del Cile, a Lima.